OCSE: l’Italia deve continuare le riforme per migliorare le competenze della popolazione e rafforzare la crescita

5 Ottobre 2017 di fabio pizzul

Il rapporto sulle competenze degli italiani stilato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa non usa mezzi termini: “L’italia è attualmente intrappolata in una situazione di basse competenze nella quale il basso tasso di competenze è accompagnato da un’altrettanto bassa domanda da parte delle imprese. Le piccole imprese, spesso a conduzione familiare, rappresentano l’85% delle aziende e assorbono circa il 70% della forza lavoro. Ma i manager di queste imprese spesso non hanno le competenze necessarie per intraprendere nuove strategie e tecnologie complesse”. Il rapporto è anche duro sui meccanismi della retribuzione delle persone: “i livelli salariali in Italia sono spesso collegati più all’anzianità di servizio che ai risultati. Questo riduce l’incentivo per i lavoratori a utilizzare le loro competenze al lavoro e investire nell’apprendere nuove competenze”. L’OCSE indica anche alcune sfide da affrontare per il nostro Paese.

I numeri forniti dal rapporto OCSE non sono certo teneri con l’Italia: la carenza di competenze in Italia viene definita “pervasiva”.
Circa il 6% dei lavoratori è al di sotto delle competenze necessarie per svolgere il proprio lavoro, mentre il 21% è sotto qualificato. C’è però anche il fenomeno opposto: l’11,7% dei lavoratori ha più competenze rispetto a quelle richiesta dal lavoro che sta svolgendo.
Circa il 35% dei lavoratori è impiegato in campi che non hanno relazione con gli studi compiuti. Un altro dato è già ampiamente noto, quello dei NEET. Il fenomeno interessa circa un giovane su quattro e rappresenta il secondo peggior dato tra i paesi OCSE.
L’OCSE riconosce che l’Italia ha fatto passi avanti negli ultimi anni in termini di sistema formativo e del lavoro, ma non sono ancora sufficienti.
E’ un paradosso tutto italiano il fatto che le imprese non riescano a trovare lavoratori qualificati e che lavoratori in possesso di qualifiche e competenze significative non trovino posti di lavoro in cui possano esprimersi al meglio.

Il rapporto OCSE sulle competenze non si limita però solo alla denuncia delle cose che non vanno e offre anche alcune indicazioni per lo sviluppo delle competenze nel nostro Paese.
Una prima urgenza è relativa all’educazione terziaria, ovvero universitaria, particolarmente complicata soprattutto per le famiglie più povere: solo il 20% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha un titolo di studio universitario, contro il 30% della media dei paesi OCSE.

Tra le altre raccomandazioni, il rapporto sottolinea:
– rafforzare l’impegno per creare una più chiara e trasparente certificazione delle competenze e costruire un sistema nazionale di riconoscimento delle competenze formali e non formali acquisite durante la propria vita lavorativa;
– migliorare le politiche (soluzioni abitative, sussidi per il cambio di residenza, flessibilità del lavoro e supporti alla famiglia) per la mobilità tra le regioni;
– incoraggiare le imprese a investire sulla formazione di alto livello con l’obiettivo di sviluppare un mercato del lavoro all’insegna di elevate competenze;
– sostenere programmi formativi per adulti poco qualificati;
– armonizzare gli interventi tra diversi livelli istituzionali per rispondere al meglio ai cambiamenti della domanda di lavoro.

Nello schema che pubblico qui di seguito trovate le dieci idee vie suggerite dall’OCSE all’Italia.

La sintesi in italiano del rapporto

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