Molti di voi non sapranno chi è Roberto Zago, morto ieri sera a Milano. E’ (preferisco usare ancora il presente e spiegherò perché) un uomo di teatro e un instancabile animatore della cultura milanese. Fino a pochi giorni fa ha lavorato con quotidiana passione al Gatal, il Gruppo Attività Teatrale amatoriale Lombardia, sua creatura e punto di riferimento per decine e decine di compagnie teatrali amatoriali che calcano i palcoscenici di Milano e di buona parte della Lombardia.
Zago è uno dei più attivi autori di teatro amatoriale; la sua produzione, come scrive oggi su “Avvenire” Alessandro Zaccuri è di oltre 70 opere, tutte scritte nel tempo libero, soprattutto d’estate. Ha anche promosso la pubblicazione di oltre 400 testi teatrali che il Gatal mette a disposizione nella sua biblioteca a Milano». Nato nel 1930 da genitori approdati a Milano dal Friuli, Zago nel 1959 fu tra i fondatori della Compagnia dei giovani del Teatro Stella di Milano, e nel 1968, insieme a don Lorenzo Longoni, diede vita al Comitato Teatro della Fom, la Federazione Oratori Milanesi. Zago ha sempre sottolineato la necessità del legame con il territorio con la valorizzare della tradizione del teatro lombardo dialettale e la produzione di nuove opere.
Il suo capolavoro, scrive sepre Zaccuri, è “Diario, andato in scena nella stagione 1978/79 con lo stesso Zago nel ruolo di protagonista: una vicenda di malattia e di ascesi, scandita dal contrappunto con gli scritti di santa Teresa di Lisieux”.
L’attività e l’opera di Roberto rimangono un punto di riferimento solido per i tanti che ancora si appassionano al teatro amatoriale, grande occasione di animazione culturale e prezioso presidio di un legame con il territorio che non sia solo nostalgico e conservatore. Per questo è giusto parlare di Zago con il tempo presente che, sono certo, potrà essere coniugato anche al futuro.
Al figlio don Paolo e a tutta la sua famiglia un abbraccio e sentite condoglianze.
I funerali saranno celebrati il 28 settembre alle 14.45 nella parrocchia milanese di san Gregorio Barbarigo.
Per darvi un’idea di Roberto Zago e della sua qualità di scrittura, riproduco l’ultimo “post” che ha scritto proprio in questo mese di settembre sul sito del Gatal; si intitola “Dio non guarda la statura” ed è dedicato al nuovo Arcivescovo di Milano:
L’affabilità gli appartiene e si rivela senza sforzi. Parlo del Nuovo Arcivescovo di Milano che ha preso il posto del Cardinale Scola. Il suo nome è Monsignor Mario Delpini, nato a Gallarate e ottimo predicatore. E’ noto per andare ovunque in bicicletta e per essere guardato come un importante uomo di piccola statura, il che lo rende ancora più simpatico. Non so altro di lui, però so che lo attende una grande prova, e Milano ne ha gran bisogno. I suoi programmi spaziano su diversi temi e l’auspicio è una forte preghiera.
Accenno soltanto all’unica volta che l’ho avvicinato e ho dialogato brevemente con lui.
Dove eravamo se non a teatro? Questo lo rese accostabile e spettatore come tutti. Al Museo Diocesano, nel settembre 2016, era in scena quel portento di Gigliola Giagnoni che recitava Hecce Homo in un monologo affascinante, come tutto ciò che l’attrice ha la sorte di fare. Presentò lo spettacolo Monsignor Delpini, che mi colpì per la esatta puntualità del suo dire.
All’intervallo la mia improntitudine mi condusse da lui, mi scusai dicendogli il mio nome, rispose “so bene chi sia lei!”, e questo mi incoraggiò. All’epoca, i pronostici per l’elezione ad Arcivescovo milanese si sprecavano e si moltiplicavano nomi e qualifiche. Nel corso del dialogo ebbi un moto di spiritosità e gli dissi “Presto la Provvidenza farà un dono eccezionale a Lei e a noi, Monsignore”. “Sarebbe a dire?” “La nomina ad Arcivescovo di Milano”.
Mi guardò con un misto di umorismo, sorpresa e anche un pizzico di incredulo timore. Fece un gesto con le mani e si allontanò. Mi assalì quasi lo stesso sentimento e provai un certo pentimento per avere detto quelle cose. Lo spettacolo continuò; il dibattito finale si rivelò positivo con il Monsignore in forma.
Quando la Diocesi ricevette la notizia della nomina, pochi o tanti ne furono sorpresi per un motivo, o per un altro contrario. Personalmente ripensai a quella sera, e ammetto di avere desiderato che l’Arcivescovo visto a teatro, potesse presto venirci a suggerire di invitarlo come quella sera.
Non sono un profeta, ma stavolta l’ho imbroccata…
Non sarà stato un profeta, ma sicuramente è stato un patriarca del teatro amatoriale milanese.