Un cammino all’insegna della fraternità e della consapevolezza che l’amore di Dio raggiunge tutti e chiama a vivere all’insegna della reciproca comprensione, accoglienza e perdono.
Credo sia questo il tema principale che il nuovo arcivescovo di Milano ha voluto porre al centro del suo ingresso ufficiale in diocesi.
Confermando la sua grande attenzione retorica nel costruire i discorsi e le omelie, monsignor Delpini ha detto di voler iniziare il suo cammino all’insegna della fraternità, concetto sottolineato anche grazie alla citazione della poesia di Ungaretti intitolata “Fratelli”.
Una fraternità che non deve suonare come fuga dalle responsabilità che sono in capo al vescovo, ma come intenzione di vivere assieme il cammino, nel riconoscimento dei diversi ruoli, ma nella comune volontà di costruire una città più vivibile e accogliente.
Il messaggio che monsignor Delpini ha voluto lanciare all’intera diocesi è chiaro: tutta la terra è piena della sua gloria. Una gloria che non si presenta come potenza trionfante, ma come amore che raggiunge ogni persona e può risultare quasi stonato “nel nostro contesto contemporaneo incline più al lamento che all’esultanza, che ritiene il malumore e il pessimismo più realistici dell’entusiasmo, che ascolta e diffonde con maggior interesse le brutte notizie e condanna come noiosa retorica il racconto delle opere di Dio e del bene che si compie ogni giorno sulla faccia della terra”.
Mons. Delpini, senza rinnegare il suo stile sobrio, non si è sottratto ai “doveri” del suo nuovo ruolo e ha vissuto con intensità il lungo rito di ingresso, salutando poi in Arcivescovado le autorità, ma riservando l’unico incontro ufficiale dopo la cerimonia in Duomo ai rappresentanti delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni che nell’omelia ha definito fratelli e sorelle.
Molto denso anche il passaggio dell’omelia dedicato alle autorità politiche che l’Arcivescovo ha appellato, di nuovo, come fratelli e sorelle: “Non intendo mancare di rispetto, ma mi preme dichiarare un’alleanza, un sentirci dalla stessa parte nel desiderio di servire la nostra gente e di essere attenti anzitutto a coloro che per malattia, anzianità, condizioni economiche, nazionalità, errori compiuti sono più tribolati in mezzo a noi. I nostri ambiti sono distinti, le nostre competenze diverse, anche i punti di vista non possono essere identici. Eppure lo spirito di servizio, la condivisione della passione civica, la fierezza dell’unica tradizione solidale, creativa, laboriosa milanese e lombarda sono un vincolo che mi permette di osare salutare così, in questo momento, anche le autorità presenti: fratelli, sorelle!”.
Un’alleanza e un cammino comune che Delpini ha posto quasi come condizione per poter essere arcivescovo, un ruolo impegnativo che, ha detto nei ringraziamenti finali, qualcuno lo ha anche esortato a non accettare; l’arcivescovo si è detto però certo del sostegno dei sacerdoti ambrosiani e di tutti i fedeli che operano in diocesi, camminando assieme a loro il compito sarà meno arduo.
Iniziando la giornata del suo ingresso nel carcere di Opera e concludendola intrattenendosi con numerosi collaboratori invitati a un rinfresco in Arcivescovado, mons. Delpini ha voluto confermare la cifra con cui inizia il suo ministero: dalla parte dei più fragili e insieme a coloro che quotidianamente riconoscono e annunciano la gloria, che è poi l’amore di Dio.
I testi dell’ingresso del nuovo Arcivescovo nello speciale del portale diocesano.
Delpini: «Non disperate dei giovani e della società, Dio ama ciascuno e lo rende capace di amare»