Qualcuno di voi avrà letto che il 22 ottobre ci sarà il Referendum per l’Autonomia fortemente voluto da Maroni. Potrei dirvi che non ho capito a che cosa serva, ma, in realtà, l’ho capito benissimo: serve a Maroni per provare a far credere di essere ancora credibile in Lombardia dopo una legislatura passata a sonnecchiare a Palazzo Lombardia. Maroni è molto bravo nel gestire la sua immagine e il Referendum per l’Autonomia serve più a questo che ad ottenere l’autonomia della regione.
Una conferma di questa mia tesi arriva anche dalle parole del sottosegretario per gli Affari regionali Gianclaudio Bressa che ha bacchettato la scelta di Lombardia e Veneto di indire referendum per sollecitare maggiori autonomia, giudicando la proposta dell’Emilia-Romagna (applicare da subito il terzo comma dell’art.116 della Costituzione) “l’unica coerente con l’impianto costituzionale”.
Bressa è stato netto nel definire fumo negli occhi ai cittadini quello che stanno facendo Zaia e Maroni: “lo stanno alimentando attraverso inutili e costosi plebisciti personali che, come ben sanno i presidenti delle due Regioni, non consentirebbero a Veneto e Lombardia di conseguire alcun risultato in chiave di maggiore autonomia”.
Secondo il sottosegretario Bressa, “la proposta del presidente Bonaccini, non solo non è tardiva, ma è l’unicaseria e coerente con l’impianto costituzionale fino ad oggi arrivata”. Punta a realizzare, nel principio “della leale collaborazione – spiega Bressa -, un patto fra la Regione e lo Stato per consentire l’esercizio di maggiore autonomia e competenze sulle materie in cui la Regione ritiene di poter fare meglio dello Stato”. Il presidente emiliano Bonaccini rischia così di “aver rotto il giochino dei predicatori dell’autonomia indicata come terra promessa, ridotta a mito per chi è interessato solo ad alimentare un conflitto con lo Stato”.
“La proposta della Regione Emilia Romagna – conclude Bressa – rappresenta dunque un importante spartiacque fra le amministrazioni interessate a conseguire concretamente l’autonomia dei propri territori e quelle interessate all’agitazione dei temi autonomistici”.
Sul Referendum per l’autonomia si esprime anche il Partito Democratico della Lombardia attraverso un documento inviato agli iscritti in cui precisa la sua posizione: sì a maggiore autonomia per la Lombardia, no alle strumentalizzazioni di Maroni sul referendum.
Nel documento, che trovate qui sotto, si legge tra l’atro: “Maroni parla di trattenere 54 miliardi in Lombardia, una cifra che è più del doppio del bilancio dell’intera Regione e della legge di stabilità 2016 per l’intero Paese. Il referendum del 22 ottobre non ha però nulla a che vedere con il residuo fiscale e le tasse pagate dai lombardi, non riguarda la sicurezza che è una materia di competenza esclusiva nazionale nè la possibilità di fare della Lombardia una regione a Statuto speciale. Bisogna fare chiarezza. In questo senso va il tentativo messo in campo dai Sindaci delle città capoluogo e dai Presidenti di provincia, affinché i lombardi siano correttamente informati e che si contrasti ogni tentativo di distorcere il significato del voto”.