Aspettando… Il nuovo vescovo di Milano

1 Luglio 2017 di fabio pizzul

Nelle ultime settimane si è scatenato il toto-nomina: i media si sono lanciati nelle ipotesi più varie riguardo il possibile successore del cardinale Angelo Scola sulla cattedra di Ambrogio. Non mi permetto certo di avventurarmi in pronostici, anche perché credo che un vescovo si debba accogliere e accompagnare (soprattutto, come ama dire il Papa, con la preghiera). Vorrei però esprimere alcune considerazioni riguardo le sfide che attenderanno il nuovo Arcivescovo. Che non sono altro, poi, che le sfide che ha di fronte l’intera diocesi.

Il nuovo pastore ambrosiano credo debba provare a:
– entrare in sintonia con il cristianesimo di popolo che ancora si può apprezzare nelle terre ambrosiane (lo ha sottolineato il cardinal Scola a più riprese; lo si è visto nella messa con papa Francesco nel parco di Monza) anche attraverso la cura di una dimensione celebrativa che sia legata alla vita e non solo esteticamente gradevole
– rilanciare, soprattutto con gesti di comunione quotidiana e concreta, il dialogo ecumenico e inter-religioso (teoricamente molto avanzato, ma ancora avaro di gesti di accoglienza reciproca anche nelle rispettive azioni liturgiche)
– recuperare un’attenzione ai giovani che faticano sempre più a entrare in sintonia con proposte ecclesiali molto selettive e tendenzialmente rigide
– Curare relazioni ecclesiali “calde”, al di là della pur necessaria dimensione organizzativa e funzionale, per aiutare i preti (e non solo loro) a uscire da un formalismo che li rassicura, ma non li coinvolge fino in fondo con i fedeli e la vita quotidiana delle comunità
– Rilanciare la riflessione teologico-pastorale di una realtà ambrosiana che pare negli anni aver perso un po’ di capacità di essere attrattiva e profetica per l’intera chiesa italiana
– Provocare evangelicamente i mondi dell’economia, della cultura, della politica andando oltre un cordiale rapporto di rispetto e dialogo istituzionale
– Valorizzare il ruolo dei laici e la loro autonomia nell’ottica di un’autentica corresponsabilità nell’attuare un discernimento sulle complesse vicende che attraversano il nostro tempo
– Garantire un orizzonte di riflessione e progettazione ecclesiale ampio e capace di spingersi avanti nel tempo per superare il rischio della pura conservazione e gestione dell’esistente
– Allargare lo sguardo oltre i confini e dialogare con le chiese europee e mondiali (in termini, anche in questo caso, non solo teorici)

Il cardinal Scola ha offerto molte riflessioni importanti sulle sfide che ho appena evocato.
Il cardinal Tettamanzi ci ha lasciato la grande passione per la vita quotidiana delle persone con l’impegno a sostenerla attraverso la testimonianza del Vangelo.
L’eredità del cardinal Martini è ancora viva con il suo profetico riferimento alla Parola.
La paziente e coraggiosa opera di recepimento del Concilio proposta dal cardinal Colombo ha messo forti radici nella diocesi raccogliendo la ricca eredità del futuro papa Montini.

Gli Arcivescovi che ho avuto modo di conoscere (e sono ormai 4) hanno sempre rappresentato, pur con stili diversi, una guida autorevole per la comunità ecclesiale; le sfide che hanno dovuto affrontare sono state formidabili; la loro presenza è sempre stata un riferimento, anche in tempi di smarrimento profondo.
Attendiamo con fiducia e speranza il nuovo dono che papa Francesco vorrà ora fare a Milano.

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