Non passa giorno, ormai, senza che il presidente Maroni evochi la sua voglia di andare ad elezioni anticipate in Lombardia. Che cosa c’è dietro questa quasi ossessione? E’ così utile per la nostra regione pensare di chiudere in anticipo la X legislatura? A chi servirebbero le elezioni anticipate in autunno?
Se la legislatura arrivasse alla sua conclusione naturale i lombardi sarebbero chiamati al voto tra la metà di gennaio e la fine di febbraio. Alle elezioni mancherebbero dunque sei mesi o poco più; giusto il tempo per portare a termine il programma di legislatura e presentarsi agli elettori lombardi con una proposta per i prossimi 5 anni.
Il presidente Maroni, però, pare impaziente di andare al voto anticipato pensando, probabilmente, che questa opzione possa essere utile per proseguire la sua esperienza di governo in Lombardia.
Provo ora ad elencare le ragioni per cui a Maroni potrebbe convenire andare al voto tra settembre e ottobre:
– la sua maggioranza sostanzialmente non esiste più, a causa delle divisioni in casa Lega e Forza Italia, delle incertezze sul futuro di Lombardia Popolare e della scarsa rilevanza politica della lista che porta il nome di Maroni stesso. Le votazioni in Consiglio, nei prossimi mesi, rischiano sempre più di trasformarsi in una potenziale resa dei conti.
– la sua ricandidatura pare salda, ma più per mancanza di alternative che per convinzione; un’eventuale condanna di Maroni nel processo a sua carico potrebbe offrire al centro destra l’occasione per costringerlo a fare un passo indietro per “causa di forza maggiore”. Andare al voto prima possibile, metterebbe al sicuro la ricandidatura. Un’eventuale condanna da presidente riconfermato avrebbe un impatto del tutto diverso e le conseguenze potrebbero essere gestite in modo meno traumatico.
– la popolarità di Maroni nell’opinione pubblica lombarda pare non essere stata scalfita dagli scarsi risultati e dalla sostanziale inerzia della sua amministrazione; il tempo, in questo senso, rischia di essere nemico e non galantuomo per l’attuale presidente. Andare al voto presto significa anche scommettere sul fatto che gli avversari non riescano ad organizzarsi per tempo.
– le vicende nazionali mettono sempre più in discussione il “modello” di alleanza lombarda; andare al voto assieme alle politiche potrebbe consentire a Maroni di fare un tentativo di mantenere l’anomalia lombarda con un centro destra basato sull’asse Lega Forza Italia che difficilmente potrebbe reggere dopo il voto nazionale. Ma in politica, come sappiamo, nulla è impossibile…
– il referendum per l’autonomia convocato per il 22 ottobre è un bello strumento di propaganda elettorale che perderebbe molto del suo potenziale influsso sul voto se questo dovesse arrivare mesi dopo il referendum stesso.
Una cosa, bisogna ammetterlo, gioca a favore dell’ipotesi dell’election day che accorpi regionali e politiche: si risparmierebbe qualche milione di euro. E la cosa non fa certo male. Pare comunque piuttosto singolare che il super autonomista Maroni sia così ossessivamente legato alla scadenza elettorale nazionale. Probabilmente, ma non vorrei essere troppo maligno, il fatto di potersi nascondere dietro la campagna nazionale lo aiuterebbe a non entrare troppo nel merito delle non entusiasmanti vicende lombarde di questi anni.
Riassumendo.
Dal punto di vista di Maroni, ci sono 5 motivazioni che apparentemente potrebbero fargli gioco.
Dal punto dei vista dei lombardi, le 5 motivazioni coprono il sostanziale fallimento della Giunta Maroni che lascia dietro di sé molta confusione e pochi risultati.
Dal mio punto di vista, non importa, a questo punto, quando, ma è importante che si vada a votare per voltare definitivamente questa scolorita pagina di amministrazione lombarda.