Aprendo ieri a Roma i lavori dell’assemblea della Conferenza Episcopale Italiana, papa Francesco ha rivolto un saluto ai vescovi italiani.
Come sua consuetudine, Francesco non ha proposto parole di circostanza, ma ha esortato i vescovi italiani a prendere sul serio l’azione dello Spirito e il suo invito ad essere capaci di andare oltre le infedeltà che “sono una pesante ipoteca posta sulla credibilità della testimonianza del depositum fidei, una minaccia ben peggiore di quella che proviene dal mondo con le sue persecuzioni”. Il Papa ha poi riletto la lettera alle Sette Chiese con cui si apre l’Apocalisse, attualizzandola in riferimento al ruolo dei vescovi italiani. Un testo che si pone in continuità con il discorso tenuto al Convegno ecclesiale di Firenze (che mi pare sia stato rapidamente e distrattamente archiviato) e che chiede alla chiesa italiana coraggio e “audacia per evitare di abituarci a situazioni che tanto sono radicate da sembrare normali o insormontabili”. Il Papa ha poi invitato i vescovi a “scelte coraggiose, che sono proprie di una vera comunità ecclesiale: portano a lasciarsi «disturbare» dagli eventi e dalle persone e a calarsi nelle situazioni umane, animati dallo spirito risanante delle Beatitudini”.
Un testo breve, quello letto da papa Francesco, ma molto denso e ricco di spunti. Se avete 10 minuti da ben impiegare, vi consiglio di leggerlo.
Il testo ufficiale della meditazione di papa Francesco all’Assemblea della CEI