Trattenuto da venti mesi in Mauritania e senza neppure sapere perchè. E’ l’allucinante storia di Cristian Provvisionato approdata ieri in commissione carceri del Consiglio regionale. La commissione ha ascoltato la testimonianza della mamma, dell’avvocato e della compagna di Cristian, cittadino di Cornaredo che da ormai 20 mesi è trattenuto in Mauritania. Una vicenda che ha dell’incredibile che nasce da un viaggio fatto nel paese nord africano per concludere la presentazione di un software che avrebbe dovuto essere acquisito dal governo mauritano.
Cristian era stato incaricato improvvisamente (richiamandolo dalle vacanze) dalla società Vigilar di un viaggio in Mauritania in sostituzione di un tecnico che avrebbe dovuto rientrare improvvisamente. Il tutto avrebbe dovuto risolversi un una settimana, massimo 10 giorni.
Dopo qualche giorno passato da solo in un appartamento, Cristian è stato prelevato e condotto in una caserma dell’antiterrorismo, dove tuttora si trova.
L’incontro di presentazione del software a cui doveva partecipare non è mai avvenuto e dopo due settimane la famiglia ha perso ogni contatto. Dopo 4 mesi si è saputo che era trattenuto nella caserma.
Da allora non ha potuto muoversi, anche se ha un cellulare con cui può comunicare con chi vuole, tanto che durante la seduta della commissione abbiamo potuto parlare direttamente con lui.
L’avvocato della famiglia Provvisionato ha tentato di ricostruire la vicenda, ipotizzando che Cristian sia una sorta di ostaggio che la Mauritania trattiene per poter essere risarcita di quella che considera una truffa subita dalla società che non ha mai consegnato la parte mancate del software che, a quanto si sa, doveva avere a che fare con tematiche di sicurezza. Siamo in un campo che qualcuno ha definito di cyberspionaggio, ma il nostro connazionale pare non saperne prorprio nulla.
In tutti questi mesi si è mosso il nostro Ministero degli Esteri, ma Cristian è ancora trattenuto in Mauritania. La sensazione che, fin da subito, la società per cui lavorava abbia voluto utilizzarlo come una sorta di ostaggio è stata purtroppo evocata a più riprese nel corso dell’incontro.
Nei venti mesi ormai passati, Cristian non ha visto neppure un avvocato e non conosce l’eventuale capo di imputazione a suo carico.
Al telefono ha annunciato che dal 1° maggio inizierà uno sciopero della fame che potrebbe avere conseguenze molto pesanti su un diabetico come lui.
Il consiglio regionale ha già approvato due mozioni sulla vicenda di Provvisionato ed ora la commissione carceri chiederà alla Giunta di sollecitare il Ministro degli Esteri perché la situazione si sblocchi.
La situazione è particolarmente ingarbugliata; la Farnesina raccomanda un atteggiamento prudente, ma dopo 20 mesi lo sconforto di Cristian e della sua famiglia è più che comprensibile.
All’incontro era presente anche Massimo Alberizzi, già corrispondente dall’Africa del Corriere della Sera. Con la sua lunga esperienza di vicende africane, Alberizzi ha fatto capire come la vicenda sia tutt’altro che semplice e che, oltre alla diplomazia, potrebbero essere in gioco altre dinamiche, compre quelle dei Servizi.
Manifestando grande solidarietà alla famiglia di Cristian, che è stata anche accompagnata al Pirellone dal sindaco di Cornaredo Juri Santagostino, mi auguro che possano presto giungere notizie positive su una vicenda che ha davvero dell’incredibile.
Per la cronaca, sono 3288 i cittadini italiani detenuti all’estero.
Anche se la vicenda di Cristian Provvisionato ha dei contorni davvero incredibili e difficilmente assimilabili a quelli propri di chi deve scontare una pena per un reato. Cristian, a quanto si è capito, non ha fatto proprio nulla: è semplicemente stato incastrato.
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