Il PD si è astenuto sulla legge che istituisce il Fattore Famiglia Lombardo.
I principio del Fattore Famiglia è sacrosanto, ma nella sua declinazione lombarda lascia un po’ perplessi.
Vi spiego perché.
Anzitutto la scelta di limitarne l’applicazione a quattro settori che rischiano di essere residuali o poco più:
– componenti buono scuola e buono libri della Dote Scuola
– progetti di inserimento lavorativo – PIL
– contratti di locazione a canone concordato
– trasporto pubblico locale
Inoltre, come si legge nella relazione tecnico finanziaria arrivata ieri a discussione in aula già in corso, “il progetto di legge è pensato nel suo complesso in assenza di nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio: ciascuna delle politiche sopra indicate trova infatti finanziamento nelle risorse già allocate a bilancio”.
Questo significa che alle famiglie arriveranno le stesse risorse attuali, eventualmente verrà tolto qualcosa a qualcuno per darlo a qualcun altro.
Ma non basta.
Il progetto, si legga ancora nella nota, “prevede la gratuità per gli utenti del servizio di elaborazione del fattore famiglia lombardo ponendo implicitamente gli oneri di impianto e gestione di tale servizio a carico di Regione Lombardia”. La regione ritiene di poter fare fronte agli oneri con le risorse esistenti e, comunque, con la cifra di 1,5 milioni per il 2017 e di 3 milioni per il 2018 e il 2019 che vengono a loro volta recuperati nei capitoli già dedicati alle politiche familiari.
Per chiarire: soldi che attualmente vanno alle famiglie rischiano di finire a pratiche burocratiche per l’elaborazione delle schede familiari sul fattore famiglia.
C’è un altro aspetto vago e fumoso. Il principio va bene, ma la sua attuazione pratica, ovvero l’identificazione dei coefficienti per stabilire come verranno calcolati i carichi familiari, sono in capo alla Giunta che dovrà definirli nei prossimi mesi.
Esiste già uno schema di coefficienti realizzato da uno spin off dell’università di Verona e applicato a Castelnuovo del Garda e in altri comuni. Perché non si è utilizzato quello, che, tra l’altro è già condiviso anche dal Forum delle Associazioni Familiari?
Forse perché la Lombardia vuole fare la prima della classe?
O forse perché le priorità indicate in legge per la definizione dei coefficienti sono il frutto di una mediazione che ho definito “avvelenata” tra le diverse forze della maggioranza?
Nelle priorità si indica l’esistenza di un mutuo (non è già nell’ISEE?), l’anzianità di residenza in Lombardia, la presenza di persone anziane, non autosufficienti e disabili e le donne in accertato stato di gravidanza. Il fatto di assegnare uno “zero virgola” in più a una di queste priorità può cambiare in modo decisivo i connotati del futuro fattore famiglia lombardo.
Possono sembrare dei dettagli, ma, lo sappiamo, il diavolo mette lo zampino proprio nelle piccole cose.
Credo ci fossero elementi sufficienti per un voto di astensione, anche perché come consiglieri regionali siamo chiamati a votare su provvedimenti concreti e non sui principi.
La concretezza e l’efficacia del FFL è tutta da dimostrare, anche perché abbiamo discusso e votato senza avere alcuna simulazione concreta dei possibili effetti pratici della misura, nonostante mie ripetute richieste al proposito.
Capiremo solo tra qualche mese (e non è detto entro la fine della legislatura) se il FFL è una misura semplice, concreta, giusta e in grado di aumentare il benessere delle famiglie.
Attendiamo al varco la Giunta.