Continua la telenovela dei ticket tagliati e poi reintrodotti.
Maroni da la colpa al governo, ma poi ammette che la Lombardia ha forzato la mano esponendosi a una quasi inevitabile censura da parte di Roma.
Il problema è la certezza della copertura finanziaria che la legge regionale affida a futuri, eventuali, risparmi in campo sanitario.
Maroni oggi ha incontrato Gentiloni e ha proposto di aprire un tavolo di confronto con il governo. Evidentemente, la grande sicumera espressa nelle scorse ore non è poi così granitica: la regione, come spesso accade, forza la mano e poi tenta di recuperare.
Piuttosto che affidarsi a norme pasticciate e improvvisate, non era meglio confrontarsi prima con il governo?
Ma, si sa, la logica spesso fa a pugni con la necessità di raccontare qualcosa ai giornali.
Ecco che cosa ha dichiarato Maroni dopo l’incontro con il premier: “Ho fatto presente al presidente Gentiloni che la nostra decisione di dimezzare i ticket è stata assunta a pareggio di bilancio. E’ vero che formalmente c’è una norma che prevede che ci sia invarianza di gettito, cioè che io abbasso per qualcuno e devo alzare per qualcun altro, ma gli abbiamo detto che siamo così virtuosi da poter abbassare per tutti”.
“La compensazione del mancato gettito – ha continuato Maroni – non la ottengo alzando i ticket per qualcun altro, ma riducendo la spesa: lavorando sulla migliore organizzazione del Sistema sanitario, ed è quello che viene fatto in Lombardia”.
I risultati, aggiungo io, son tutti da dimostrare: la riforma è in vigore da un anno e mezzo, ma non abbiamo visto lo straccio di un documento che certifichi i risparmi.
Maroni ha quindi proposto al presidente Gentiloni di fare per i ticket quello che è stato fatto per la Riforma della sanità: un tavolo tecnico, valutando questa come una sperimentazione, se funziona, viene accolta ed estesa a tutti.
Il presidente Gentiloni, secondo il governatore, si è detto interessato e disponibile. Se ci sarà il via libera, faremo un tavolo tecnico, il Governo ritirerà l’impugnativa davanti alla Corte costituzionale.
Maroni ha ricordato che, in via cautelare, in sede di autotutela, la regione ha scelto di sospendere la misura di taglio dei ticket, perché, in presenza di una impugnativa, potrebbe in astratto configurarsi un danno erariale se la Corte
Costituzionale deciderà per l’incostituzionalità della norma regionale.
Avete capito?
Maroni ammette di aver esagerato con una norma che va al di là di quelle che sono le possibilità della regione e invoca una prova di appello attraverso una “sperimentazione”. Conscio di non poter mantenere la promessa elettorale dell’azzeramento dei ticket, tenta di salvare la faccia concordando una via d’uscita onorevole con il governo. Per usare una metafora calcistica, quello di Maroni è un vero e proprio fuorigioco di rientro
Sui giornali leoni, ai tavoli istituzionali agnellini.