La condanna di Formigoni non mi fa certo gioire, anzi, ma ribadisce la necessità di maggiore vigilanza e trasparenza nella sanità in Lombardia. A Formigoni, come a tutti coloro che incappano in disavventure giudiziarie, va vicinanza umana e augurio di poter chiarire la loro posizione, ma il giudizio sulla gestione della sanità lombarda non può che essere severo.
Sei anni e 6,6 milioni di euro confiscati: è la condanna che i giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano hanno stabilito per Roberto Formigoni che è stato anche interdetto per sei anni dai pubblici uffici. La sentenza prevede anche che, in solido con il faccendiere Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio Simone, coimputati, Formigoni debba versare tre milioni di euro alla Regione (parte civile). Si potrebbe definirlo una sorta di acconto, in attesa che il giudice stabilisca l’entità del risarcimento.
I giudici avevano già sequestrato a Formigoni beni per 6,6 milioni di euro.
Insieme all’ex governatore, sono stati condannati anche i presunti collettori delle tangenti: Daccò (9 anni e due mesi) e Simone (8 anni e 8 mesi). Condannati anche l’ex direttore amministrativo della Maugeri, Costantino Passerino (7 anni) e l’imprenditore Carlo Farina (3 anni e 4 mesi). Assolti invece Nicola Sanese, ex segretario generale della Giunta lombarda, Alessandra Massei, Carla Vites (moglie di Simone), Alberto Perego e Carlo Lucchina, ex direttore generale della Sanità lombarda.
Non gioisco certo, come dicevo, per una sentenza di condanna, anzi, ne sono particolarmente intristito, anche perché tocca una persona che ha segnato quasi vent’anni della recente storia della Lombardia.
Formigoni avrà la possibilità di ricorrere in appello, ma questa pesante sentenza di primo grado certifica, anche dal punto di vista giudiziario, l’esistenza di un sistema di corruzione all’interno della sanità lombarda. Non mi è mai piaciuto il suo stile e ha spesso contrastato le sue idee e la sua visione della Lombardia.
Fin dalla scorsa legislatura, dall’opposizione consiliare avevamo denunciato l’opacità del sistema e l’esistenza di relazioni non trasparenti nella sanità lombarda; ora arrivano le prime conferme giudiziarie che sollecitano ad una maggiore vigilanza in quello che rimane uno dei settori più delicati, per l’enorme giro di soldi, e più sensibili, per i risvolti che ha sulla vita quotidiana dei cittadini.
Nessuno mette in discussione la qualità della sanità in Lombardia (anche se non tutto funziona alla perfezione, anzi), ma la necessità di chiarezza, trasparenza e correttezza in questo settore credo sia un obbligo, morale prima ancora che politico, nei confronti di tutti i lombardi.
Purtroppo l’attuale amministrazione regionale non è stata in grado di garantirlo.
SEI TROPPO EDUCATO CARO FABIO, QUESTA GENTE DEVE PAGARE,PAGARE,PAGARE…….
CHE FINE HA FATTO L’ALTRO RAPPRESENTANTE DELLA SANITA’ E BRACCIO DESTRO DI MARONI
IL SIG.FABIO RIZZI? NIENTEMENO PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE SANITA’ CHE AVEVA DETTO
A PIETRO : E POCO TEMPO DOPO
IN GALERA C’ E’ ANDATO PROPRIO LUI E NON CERTO PER L’INFORMAZIONE CHE PIETRO AVEVA
CHIESTO………
GRAZIE PER I TUOI REPORTAGE
MARISA