Un progetto unico in Italia, nato sull’entusiasmo della stagione iniziale delle Fondazioni di origine bancaria e sopravvissuto al loro ridimensionamento e alla loro emarginazione. Così l’ex presidente del Consiglio ed ex Presidente della Commissione Europea Romano Prodi ha descritto Fondazione Cariplo portandole gli auguri di buon compleanno. Prima di parlare, come gli era stato richiesto, di Europa, Prodi ha voluto sottolineare quale potrebbe essere oggi la funzione delle Fondazioni: anticipare i problemi, sperimentare soluzioni, costituire reti comunitarie. Proprio quello che ha fatto la Cariplo, a partire da progetti simbolici e concreti, come l’housing sociale che, secondo il professore, ha garantito di contenere i costi ha fornito un modello di intervento ed ha attivato la dimensione comunitaria secondo un percorso che la struttura pubblica fatica a realizzare e costruendo un patrimonio per l’intera società.
Ma l’ex presidente del Consiglio, alla Cariplo, ha parlato soprattutto di Europa.
Prodi ha confessato di non poter essere ottimista.
L’Europa oggi è all’avanguardia delle fratture e delle scollature presenti a livello mondiale.
L’impressione è che, ormai, si possa solo salvare il salvabile, ma, ogni volta che l’Europa è stata sull’orlo del baratro, ha sempre saputo reagire. C’è da sperare che lo faccia anche questa volta.
Prodi ha ricordato come la fase di avanzamento dell’Unione Europea si sia conclusa con i NO alla Costituzione, quello francese in particolare.
Negli anni recenti, la moneta unica è stata la più importante sperimentazione politica, ma negli ultimi tempi la sua capacità espansiva si è affievolita: solo quattro anni fa anche stati come la Polonia premevano per entrare nell’Euro, oggi c’è una brutta tendenza a denigrarlo.
Secondo l’ex presidente, l’allargamento ad est non è stato un fallimento, anzi, è l’unico caso di esportazione della democrazia (per usare un’espressione abusata da Bush) attraverso metodi democratici che, nonostante le convulsioni attuali, perdurano e non sono messi in discussione.
Tornando alla bocciatura francese della Costituzione, Prodi ha ricordato come fosse arrivata sull’onda della grande paura dell’Europa di oggi e di allora: l’immigrazione. La campagna anti Costituzione europe in Francia fu realizzata con i manifesti dell’idraulico polacco: all’epoca probabilmente in Francia non c’era un solo idraulico proveniente da Varsavia, ma il messaggio fu molto efficace.
Da allora il sentimento della paura ha percorso il continente e scardinato la solidarietà europea.
Per adattarsi al cambiamento sociale degli ultimi anni i governi hanno così scelto la strada della separazione: la Commissione è stata emarginata, l’identità europea è stata costruita attraverso trattative tra Paesi e la forza dei singoli Paesi è diventata elemento dominante. Prodi così spiega il fatto che la Germania sia diventata punto di riferimento unico per l’Europa: dopo la crisi della Francia e il suicidio della Gran Bretagna culminato con la Brexit, gli altri stati non hanno potuto far altro che fare sponda con la Merkel. Ormai la solidarietà europea è una questione legata alla politica interna tedesca, basti pensare alla scelta prioritaria di puntare al blocco della rotta balcanica dell’immigrazione scaricandone tutto il peso sull’Italia. L’accordo con la Turchia, ha affermato il professore bolognese, è un elemento di grave distorsione della solidarietà europea che è, di fatto, saltata.
Prodi ha confessato di essere molto dispiaciuto del fatto di dover parlare dell’Europa in questi termini, ma la crisi della solidarietà europea non si può negare.
Lo stesso accordo di Dublino, che prevede che l’esame delle richieste d’asilo sia a carico del primo pasese che accoglie i profughi, aveva un senso all’epoca della sua firma, ma continuare a difenderlo oggi è un grave errore.
Prodi non ha risparmiato critiche alla Germania anche dal punto di vista economico: che un Paese che può contare su un surplus da 300 miliardi di euro (più o meno il PIL dell’intero Belgio) non scelga una politica di sviluppo è assurdo; significa che non ha alcuna intenzione di esercitare una sua leadership sugli interessi collettivi dell’Unione Europea.
Quella della pareggio di bilancio è diventata una vera e propria dottrina che smentisce decenni di studi economici secondo i quali l’equilibrio di bilancio ha senso nel lungo periodo, ma anno per anno diventa una gabbia assurda e dannosa per gli stati e le loro popolazioni.
A tutto questo si aggiunge il fatto che l’Europa è ormai schiava di logiche elettorali di breve respiro: nei prossimi 12 mesi andranno al voto stati che rappresentano i due terzi del PIL europeo e questo rischia di bloccare qualsiasi scelta.
L’ex presidente del Consiglio ha poi affrontato uno dei temi più drammatici dell’ultimo ventennio: la crescita della disuguaglianza tra i poveri e coloro che stanno bene. Un problema che va al di là delle capacità di azione politica dei singoli stati, ma che non può essere ignorato. Fino alla metà degli anni ’90, con le politiche (non condivisibili, secondo Prodi) di Reagan e Thatcher, la diseguaglianza calava, di poco, ma calava. Da allora, con l’avanzare della globalizzazione, la situazione è cambiata: la povertà è calata in termini assoluti, ma le disuguaglianze si sono accentuate.
Il problema, ha ammesso l’ex leader dell’Ulivo, è anche di carattere culturale: chiunque proponga un aumento delle imposte per i ricchi oggi è destinato a perdere le elezioni, o almeno di questo siamo tutti convinti. Eppure sarebbe una strada per diminuire le diseguaglianze.
Siamo al punto, secondo Prodi, in cui accettiamo un arretramento dello stato sociale, ma non nuove eventuali tasse: che cos’è questa se non una diminuzione del concetto di solidarietà?
Il forsennato ritmo elettorale italiano ed europeo non fa che accentuare questo fenomeno: le decisioni politiche ispirate ad esigenze sono incompatibili con scelte di lungo periodo. Prodi, in quest’ottica ha voluto fare due esempi: una riforma della scuola non può che dare frutti dopo 10 anni, così come qualsiasi innovazione nel campo della sanità. I problemi di lungo periodo devono essere fatti propri anche dai governi, a partire da una reale attenzione all’innovazione sociale che proviene dal basso. Per questo è preziosa l’azione di realtà come la Fondazione Cariplo.
In conclusione, secondo Romano Prodi, è necessario correggere la sfasatura dei sistemi politici o verrà messa a rischio la solidarietà che è alla base del nostro stare assieme, in Europa, ma in tutti i singoli stati che la compongono, Italia compresa.
Vi devo confessare che, ascoltando a queste riflessioni. un po’ di nostalgia per una politica che sappia pensare e non si limiti a combattere a suon di slogan. Ma forse è dovuta al fatto che ormai ho superato la fatidica soglia dei 50…
Sostanzialmente condivisibile ma, se mi è permesso visto l’autorevolezza del personaggio, con la seguente aggiunta alla frase “aumento delle imposte per i ricchi” : ” contestuale drastica riduzione degli sprechi e delle inefficienze” che possono avere gli stessi benefici effetti dell’aumento delle imposte ai ricchi; sempreché si tratti di veri ricchi e non del solito ceto medio.
Ambrogio (Bresso)