Dimissioni eccellenti in Consiglio regionale.
L’assemblea ha accolto oggi le dimissioni dell’ex assessore Mario Melazzini (in forza a Lombardia Popolare) e ha respinto (come gesto di cortesia istituzionale) quelle di Umberto Ambrosoli che cesserà comunque dal suo ruolo nella prossima seduta.
Melazzini ha rassegnato le dimissioni per l’impossibilità di ottemperare agli impegni del consiglio e dell’AIFA (l’Agenzia del farmaco) di cui è direttore da qualche mese.
Ambrosoli, che dal 1° gennaio 2017 sarà presidente di BPM spa, ha preferito fin da subito evitare qualsiasi, anche remota, ipotesi di incompatibilità o conflitto di interessi.
Due scelte che privano il Consiglio di presenze autorevoli.
Difficile nascondere che dietro di esse ci sia anche la sensazione di un progressivo smarrimento dell’entusiasmo con cui era iniziata, più di tre anni fa, l’avventura della X legislatura regionale.
Il clima che si vive in regione è un misto tra impotenza e sconforto: quella che dovrebbe essere la fase più dinamica della legislatura, a poco più di un anno dalle elezioni, si sta trasformando in una sorta di stallo ormai cronico, solo a tratti interrotto da qualche conferenza stampa o dichiarazione ad effetto del presidente Maroni.
Si comprende allora perchè due tra gli esponenti di punta dei rispettivi schieramenti decidano di accettare altri ruoli, al di fuori del consiglio stesso, nella non troppo celata convinzione che nelle nuove posizioni potranno essere più utili alla comunità regionale e nazionale.
La scelta di Ambrosoli non è neutra anche dal punto di vista politico: con le sue dimissioni si apre, di fatto, una nuova fase che porterà direttamente alle elezioni regionali.
A Melazzini subentra il consigliere Pesato, che siederà tra i banchi di Lombardia Popolare; ad Ambrosoli Chiara Cremonesi di Sel, che entrerà a far parte del gruppo misto.
Dobbiamo essere grati a Umberto Ambrosoli per il coraggio e l’impegno messi in campo in questi tre anni e sette mesi, ma prima ancora in una campagna elettorale che non ha portato al risultato sperato, ma durante la quale non si è certo risparmiato.
In consiglio Ambrosoli ha portato il suo rigore e la sua storia personale all’insegna della legalità, del rispetto delle istituzioni e del servizio alla cosa pubblica.
Ricorderemo i suoi interventi appassionati nel tentativo di scuotere una giunta che non è riuscita a segnare la discontinuità necessaria rispetto a un’amministrazione Formigoni che non era stata in grado di sopravvivere di fronte a sospetti, indagini ed opacità.
Ricorderemo la sua puntigliosità nell’indagine conoscitiva sul caso Stamina o la cura con cui ha seguito passo passo la cosiddetta evoluzione del sistema sanitario lombardo.
Come lui stesso ha ricordato in aula, in questi anni sono stati più visibili consiglieri che hanno preferito presentarsi a forza di sceneggiate e urla di fronte alle telecamere, ma la serietà e il rispetto delle istituzioni rimangono un elemento distintivo di chi sceglie di mettersi a servizio della Lombardia rispetto a chi finisce per utilizzare le istituzioni per promuovere se stesso.
Un grazie a Umberto Ambrosoli e a Mario Melazzini e un augurio di buon lavoro a chi subentra loro in un consiglio che pare sempre più incamminato verso una sorta di anticipato tramonto istituzionale.