Questo pomeriggio sono riuscito a ritagliarmi un’oretta per seguire le Paralimpiadi di Rio de Janeiro.
Un grande spettacolo, ma soprattutto grandissime storie di sport e di atleti che dimostrano abilità davvero incredibili.
Nuoto, atletica e paratriathlon le discipline che ha potuto seguire grazie alle dirette assicurate da Rai Sport.
E non sono mancate soddisfazioni per gli azzurri.
Correre i 100 in 11 secondi e 11 senza vedere nulla e guidati da un atleta cui sei attaccato con una fettuccia è stupefacente.
Per non parlare dell’emozione nel vedere un nuotatore amputato a entrambe le gambe e alle braccia concludere le frazione dei 100 dorso o una nuotatrice concludere i 100 delfino senza braccia.
Stiamo parlando di atleti veri che portano con sè storie incredibili e una grande voglia di superare limiti che sembrerebbero insuperabili.
Sport vero, anche se non gratificato dalle attenzione che riserviamo a quello dei normodotati.
Ma veniamo alle soddisfazioni per gli atleti italiani.
Bel sei finali conquistate quest’oggi nel nuoto, ma le sorprese più belle sono arrivate dal paratriathlon che ci ha regalato ben due medaglie su tre atleti partecipanti a questa prima presenza della disciplina alle Paralimpiadi.
Michele Ferrarini, veronese di 45 anni, ha conquistato una splendida medaglia d’argento. Ranista di livello nazionale negli anni ’80 e ’90, Ferrarini si è visto diagnosticare nel 2009 l’atrofia muscolare spinale progressiva, con il braccio sinistro e parte della gamba destra impossibilitati a muoversi. L’atleta veronese si è così avvicinato al paratriathlon e, dopo cinque anni di allenamenti, si è arreso al solo britannico Andrew Lewis.
Non è finita. Nella categoria PT1, paraplegici, che non possono dunque utilizzare le gambe, è arrivato il bronzo del sassarese Giovanni Achenza che proviene dall’handbike e da quattro anni si cimenta nel paratriathlon dopo essere stato privato dell’uso delle gambe in un incdente sul lavoro.
Per l’Italia sono già arrivate altre due medaglie nel nuoto con Francesco Bettella, argento nei 100 dorso categoria S1 (gravi problemi di coordinazione nei quattro arti o mancanza dell’uso delle gambe del tronco e delle mani), e il varesino Federico Morlacchi, a sua volta argento nei 400 stile libero categoria S9 (grave debolezza in una gamba).
Storia di dolore e di rinascita che lo sport trasforma in emozioni e commozione grandissime.
Un plauso alla RAI che segue le Paralimpiadi che meriterebbero ben altra considerazione ed esposizione.
Se avete occasione, non perdete la possibilità di seguire qualche gara. Le Parlimpiadi si concluderanno il prossimo 18 settembre.