È stata approvata ieri in Consiglio regionale della Lombardia, con il voto contrario del M5S e la non partecipazione al voto di Forza Italia, la legge che mira a rendere trasparenti i rapporti tra rappresentanti di interessi, le cosiddette lobby e relativi lobbisti, con i legislatori regionali.
La legge è frutto di un cammino durato più di sei mesi, iniziato con la presentazione di un progetto di legge a firma PD cui ha fatto seguito una proposta di NCD (ora dobbiamo chiamarli Lombardia Popolare) e un gruppo di lavoro che ha avuto un fondamentale supporto dall’ufficio legislativo del Consiglio.
Grazie a questa legge d’ora in poi tutti i rappresentanti di interessi che intendono intervenire per influenzare la formazione di leggi o decisioni del Consiglio regionale dovranno essere registrati in un elenco presso la presidenza del Consiglio e, una volta all’anno, entro il 28 febbraio, saranno tenuti a riferire i nomi dei consiglieri incontrati in Regione e per quale processo decisionale. La legge impegna anche la Giunta a dotarsi di un regolamento entro dodici mesi.
Prima della Lombardia, tra le Regioni italiane, solo Toscana e Abruzzo si erano già dotate di una normativa relativa all’attività di lobbying.
Non è la migliore delle leggi possibili, ma è un primo passo perché segna un punto di partenza importante nella direzione della trasparenza. La norma non ha intenti regolatori e deve fare i conti con la limitatezza della funzioni regionali in questo campo: la regione non può infatti istituire un albo professionale, cosa che è di stretta competenza statale.
La nuova norma promuove e valorizza la tracciabilità di ogni incontro con i rappresentanti di interessi che abbia come oggetto una proposta di legge o una programmazione regionale. Mi pare un modo concreto per portare alla luce del sole la rappresentanza di tutti gli interessi e la loro partecipazione alla formazione del processo legislativo.
Un passaggio importante che non esaurisce però l’impegno per promuovere la partecipazione dei cittadini alle attività della regione.
Sulla partecipazione dovremmo muoverci con più coraggio a partire da progetti di legge già depositati da tempo dal Pd e da un gruppo di comuni del comasco: la partecipazione costruisce infatti percorsi di condivisione, accresce la cittadinanza ed è utile alla costruzione di consenso e condivisione per superare contrasti e conflitti.
Forza Italia non partecipato al voto denunciando che questa legge introdurrebbe aggravi burocratici ostacolando la rappresentanza di interessi.
Il Movimento 5 Stelle ha votato contro sostenendo la scarsa efficacia della legge.
A me pareva importante segnare almeno un primo passo, piccolo ma concreto, nel cammino verso la trasparenza e la pubblicità dell’azione lobbistica in regione.