In un caldo pomeriggio di luglio, mi abbandono al caldo e rilancio qualche piccola riflessione sulla Lombardia e sulla possibilità che il PD sia in grado di presentarsi, con il centrosinistra, alle future elezioni regionali con le carte in regola per interrompere il dominio forza leghista a Palazzo Lombardia.
Quanto, al momento, il PD può proporsi e venire percepito come novità in Lombardia?
Il centrosinistra è in grado di mettere in campo una proposta realmente alternativa per i grandi temi del governo lombardo?
Provo a balbettare qualche risposta.
– Qualche tempo fa avevo invitato a coniugare un verbo greco che si traslittera in italiano più o meno così: “lambano”. Significa, tradotto liberamente, “facciamoci carico, prendiamoci a cuore”. Credo che sia questo il compito di un partito che voglia proporsi come credibile per la guida di una regione come la Lombardia: si deve far carico dei problemi dei cittadini e dimostrare di avere a cuore non equilibri di potere, ma politiche che vengano percepite come attente alle esigenze dei lombardi.
– La gente (anche la “nostra”, più sensibile all’impegno politico e sociale) si muove se facciamo cose utili e concrete. Continuare a chiedere mobilitazioni a ripetizione su temi importanti ma distanti è una strategia che rischia di non creare le condizioni per allargare la partecipazione e l’entusiasmo. Chiedo scusa se faccio un piccolo esempio di questi giorni: siamo sicuri che la raccolta di firme per un referendum che è già stato richiesto da un quinto dei parlamentari fosse il miglior modo per informare e coinvolgere in vista della consultazione di autunno?
– L’organizzazione non basta, servono idee forti per la Lombardia di domani e un linguaggio non supponente o distaccato, quale spesso rischiamo (meglio dire “rischio”) di utilizzare venendo percepiti come distanti dalla vita quotidiana delle persone.
– Non mi sottraggo, infine, alla necessità di indicare qualche qualche tema su cui lavorare: le autonomie locali (con tassazione che deve rimanere sul territorio), contrasto alla povertà (con politiche redistributive, sostegno alle reti sociali e sostegno ai redditi più bassi), qualità della vita (sanità, ambiente, cultura, casa), sviluppo economico e sociale (oltre l’individualismo imperante). Mi paiono direttrici utili, anche se ancora molto generiche, per elaborare una proposta per la Lombardia che non sia letta solo come il solito programma scritto a tavolino e all’ultimo momento.
P.S.
Le righe qui sopra sono frutto anche di alcuni appunti che mi ero segnato durante un incontro lombardo con il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini. Il gran numero di iscritti a parlare e l’impegno a tornare a casa per pranzo hanno fatto sì che rimanessero solo appunti e non si trasformassero in un intervento. Rimedio con questo post che servirà, più che altro, come promemoria a me stesso.