Quindici interviste al telegiornale regionale Rai in un solo mese, una ogni due giorni week-end compresi: è il ruolino di marcia di Roberto Maroni, presidente della Regione ma anche candidato per il Consiglio comunale a Varese. Una sovraesposizione che dimostra la scelta del presidente di non attenersi alle prescrizioni della legge sulla par condicio, che gli imporrebbe maggiore sobrietà in campagna elettorale, a maggior ragione essendo anche inopinatamente candidato.
Nello stesso periodo il sindaco di Milano Giuliano Pisapia è apparso in soli sei servizi della stessa testata.
Nel mese pre-elettorale il presidente e candidato Maroni è comparso in conferenze stampa pubbliche, riprese dai diversi organi di stampa, per le ragioni più diverse, dal botta e risposta sull’immigrazione con il ministro Gentiloni alla presentazione delle iniziative in ricordo di Gino Bramieri, dall’inaugurazione di reparti dell’ospedale della sua Varese al concerto di Ligabue. Tutte iniziative legittime, ma mi pare che si sia superato un po’ il segno. Come se non fossero bastati il diluvio di manifesti sul reddito di autonomia nelle sue varie e vaghe declinazioni (costati oltre un milione e mezzo di euro), il continuo acquisto di spazi sui settimanali locali e l’appuntamento settimanale anche in campagna elettorale su una emittente regionale.