Con una Messa in Duomo e la cerimonia di intitolazione di una via oggi Milano ha voluto ricordare Carlo Maria Martini, per 22 anni arcivescovo della città. Un uomo capace di ascoltare e dialogare, ha ricordato il sindaco Pisapia; una presenza preziosa, all’insegna dell’apertura al nuovo e dell’accoglienza, gli ha fatto eco il cardinal Angelo Scola. Da oggi, via Carlo Maria Martini congiungerà due luoghi simbolo di Milano: piazza della Scala e piazza del Duomo.
La breve cerimonia di intitolazione a Martini dell’ormai ex via dell’Arcivescovado si è svolta alla presenza di qualche centinaio di persone che hanno così voluto rendere omaggio alla memoria del grande Arcivescovo. Tra i presenti, alcuni stretti collaboratori di Martini, come mons. De Scalzi e mons. Merisi, alcuni ex amministratori della città e della provincia, come Salvatore Carrubba e Filippo Penati, diversi sindaci dell’hinterland, come Comincini di Cernusco sul Naviglio, Checchi di San Donato e Troiano di Brugherio, molti esponenti del laicato cattolico e vari parroci della città, ma sopratutto tanti cittadini milanesi che non hanno voluto perdere l’occasione di stringersi alla famiglia di Martini e di dimostrare come il suo passaggio a Milano non è stato dimenticato.
La commozione dei presenti si è manifestata anche nei tre brevi interventi ufficiali che hanno seguito la scopertura della targa della via. Ve li riassumo brevemente.
Giuliano Pisapia, sindaco di Milano
Tre consegne ci sono state offerte da Martini: il dialogo, l’ascolto, la necessità di dare risposte.
La figura e il magistero di Martini sono preziosi riferimenti mentre siamo nel bel mezzo di una crisi che esaspera le disuguaglianze.
Raccogliendo idealmente l’eredità di Martini, Milano è stata capace in questi mesi di essere se stessa accogliendo 87000 profughi, di cui 17000 bambini. E’ stata la migliore risposta alle posizioni di quanti, in nome della paura, vogliono costruire muri e barriere.
Oggi la voce di Martini si alzerebbe per richiamare al dovere dell’accoglienza e della solidarietà.
Cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano
Il cardinal Martini è stato un grande segno per la chiesa ambrosiana e par la città tutta.
È come se il gesto che oggi compiano si scrivesse nella carne della nostra lunga storia, da Ambrogio in poi, gettando un ponte tra il IV secolo e presente: Martini ha ripreso la stessa sensibilità di Ambrogio coniugando l’attenzione alla dimensione religiosa con la passione per la città.
In questo senso, il discorso che Martini pronunciò in Consiglio Comunale nel 2002 è di grande attualità ed è il messaggio che anche oggi lasciamo alla città: la natura della città è di offrire un coordinamento tra due tensioni, fatica dell’apertura e la dolcezza del riconoscimento. Non vi è polis, e in essa amicizia civica, se non si vivono queste due tensioni.
La rinascita e il risveglio per la nostra stanca società e per la stanca Europa può partire proprio da una figura come quella del cardinal Martini.
Maris Martini, sorella di Carlo Maria
Sono contenta di essere in strada, perché mio fratello è entrato a Milano camminando e ha attraversato spesso la città a piedi.
Quello in cui ci troviamo è un luogo altamente simbolico, per molti motivi. Vorrei ricordarne uno: nell’84 passarono proprio da qui, e magari si fermarono anche a bere un caffè, qui due terroristi mentre si recavano in Arcivescovado dove hanno consegnato le armi al Cardinale, segnando simbolicamente la fine della lotta armata e l’inizio del cammino di dialogo tra parenti delle vittime e terroristi che Carlo ha sempre auspicato e seguito, lontano dai riflettori. Lo si è scoperto qualche anno più tardi e i frutti stanno arrivando ora, mentre si parla di giustizia riparativa.
Per questo oso proporre che per celebrare i 90 anni di Carlo, esattamente tra un anno, si possa organizzare un incontro per ricordare questo cammino di riconciliazione, magari in un luogo simboli della città, a verrebbe in mente la Scala.
La tiepida aria di primavera e la luce insolita per la fine di febbraio che hanno accompagnato la cerimonia mi hanno consegnato l’immagine di una Milano che può guardare con fiducia a un futuro che non è solo gravido di incognite, ma porta con sè promesse da scoprire e mantenere. Il magistero del Cardinal Martinio può essere allora un dono prezioso, per credenti e non credenti, all’insegna del reciproco riconoscimento tra tradizioni diverse che hanno abitato e costruito la città e che, insieme, potranno delineare il suo ruolo di cerniera tra sud e nord Europa e di laboratorio per imparare a costruire identità aperte e coraggiose, capaci di prestare attenzione ai più deboli e di mettersi al fianco di tutti coloro che vogliono costruire un luogo in cui sia bello vivere.
A più riprese, questa mattina è stato citato il discorso del cardinal Martini al Consiglio Comunale, il 28 giugno 2002. Vi consiglio di rileggerlo: Paure e speranze di una città