Entro la dine di gennaio il Senato inizierá la discussione sul cosiddetto ddl Cirinná dedicato, come saprete, alla regolamentazione delle coppie di fatto.
Molto è stato scritto e non sono mancate le polemiche.
Per quanto mi riguarda, credo che sia giunto il momento di dare una risposta legislativa al tema, ma credo che non si possa evitare di sottolineare alcune questioni che, se non precisate, rischiano di aprire la strada ad equivoci e possibili derive.
I due temi più delicati mi sembrano l’equiparazione delle unioni alla famiglia e la questione dell’adozione che, se portata alle estreme conseguenze, potrebbe aprire un varco per il cosiddetto utero in affitto.
Vi propongo una nota stilata da un gruppo di parlamentari che evidenziano la necessitá di giungere a un accordo condiviso, senza forzature che non renderebbero ragione della delicatezza del tema e dell’opportunitá di giungere finalmemte a una regolamentazione della materia.
Che cosa ne pensate?
Credete che si giungerá a un accordo nella maggiornaza?
Quale soluzione auspicate?
Ritenete che quanto si sta discutendo possa configurarsi come una minaccia alla famiglia?
Condivido. Bisogna distinguere chiaramente l’istituto della famiglia da qualunque altro tipo di unione e poi bisogna stralciare tutto i capitolo relativo alle adozioni del figliastro.
Ambrogio Giussani
condivido il documento
Ripropongo la domanda fatta qualche mese fa a Pizzul e rimasta senza risposta: perché dopo i 65 anni i conviventi non pagano il ticket se individualmente non superano il 38 mila euro di reddito mentre le coppie “regolari” devono fare il cumulo familiare e quindi quasi sempre, superando la cifra, lo devono pagare? Mi sembra anche anticostituzionale!
Ho letto la nuova proposta di legge e questo problema si ripropone comunque, perché lascia alle cosiddette coppie di fatto la libertà di iscriversi o di depennarsi a piacimento secondo le convenienze del momento, mentre il matrimonio (si parla naturalmente di quello civile, a disposizione di tutti) è vincolante soprattutto sui doveri dei coniugi. Per i diritti vedo che la proposta di legge cita spesso la frase “equipara al coniuge”. Quindi, si fatica a trovare le differenze di diritti tra unioni civili e matrimonio, mentre per i doveri le unioni hanno molta libertà di scelta.
Si tenga poi presente che chi non ricorre al matrimonio al 90 per cento ha degli interessi da coprire, come le pensioni di reversibilità, tasse sulla seconda casa ecc.
Tutto questo riguarda comunque le unioni eterosessuali. Le unioni omosessuali è giusto che abbiano la possibilità di ufficializzare la coppia e ad avere garantiti alcuni benefici amministrativi. Chiaro che non deve diventare un mercato di bambini e anche sulla reversibilità della pensione ci sarebbe da eccepire: potrebbe diventare un pretesto per unioni fasulle. Come la proposta della cittadinanza per il compagno di origine straniera. Si passerebbe dai finti matrimoni alle finte unioni, molto più agevolate.