Conosco Beppe Sala, ma non in maniera approfondita.
Ci siamo incrociati in vari appuntamenti pubblici, abbiamo spesso scambiato due chiacchiere, ci salutiamo. Tutto qui.
Ora l’ancora commissario straordinario di Expo S.p.a. è al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica per la sua possibile candidatura a sindaco di Milano.
Ecco cosa ne penso.
Ho molto apprezzato lo stile e il rigore con cui ha gestito la vicenda Expo nella quale ha saputo coniugare il profilo istituzionale di “padrone di casa” alle necessarie concessioni alla dimensione ludico-spettacolare prontamente rilanciata sui social networks, molto ben gestiti dalla struttura comunicativa della manifestazione. Mi pare abbia gestito con il giusto equilibrio anche le vicende giudiziarie che hanno toccato la struttura da lui guidata.
Di Sala ho letto mesi addietro il libro dedicato al rapporto di Milano con l’acqua: l’ho letto volentieri, anche perché in quelle pagine si respira un’autentica passione per la storia e il territorio di Milano.
Veniamo, però, alla questione della possibile candidatura.
Credo che la sua disponibilità vada letta come un’opportunità per Milano, perché metterebbe a disposizione della città competenze, relazioni e metodi di lavoro di sicuro livello.
Molti arricciano il naso per il suo profilo politico e per la sua collaborazione con Letizia Moratti. Sul profilo politico mi limito a prendere atto del fatto che ha dichiarato che il PD è il suo partito di riferimento.
Sul ruolo di direttore generale del Comune in era Moratti, sottolineo come il ricoprire un ruolo dirigenziale in una pubblica amministrazione non necessariamente comporti la condivisione politica di quanto quella propone. Per fortuna, le nostre istituzioni sono piene di “civil servants” che lavorano al meglio a prescindere dalle proprie convinzioni politiche.
Sul fatto che l’eventuale arrivo di Sala possa variare l’assetto della coalizione e mettere una pietra sopra l’esperienza Pisapia sono un po’ perplesso, mi pare sia un ritornello creato più per mascherare difficoltà a individuare contenuti e proposte per il futuro di Milano che un problema reale. A Milano serve un sindaco capace di fare sintesi tra le diverse anime della città e di prendere le decisioni conseguenti, non un simbolo di un progetto politico che rischia di rimanere astratto e, magari, di scivolare in territori più battuti dall’ideologia che dalla buona amministrazione. Milano è stata città guida e riferimento per l’intero Paese per le cose che ha saputo fare e non per più o meno probabili laboratori politici che, spesso, partiti da Milano non sono finiti proprio come ci si attendeva.
Non so se Sala darà effettivamente la sua disponibilità.
Credo però che poter contare su di lui sia una bella opportunità per Milano e penso anche che il PD e l’intero centro sinistra dovrebbero essere contenti di poterla offrire alla città.
Non ho mai sentito Sala dichiarare la sua fedeltà al PD. Comunque uno che ha ricoperto un ruolo di direttore generale del Comune di Milano negli ultimi 3 anni di amministrazione Moratti non può essere il candidato ideale del centrosinistra. Se non formalizza la sua candidatura Sala, è meglio per tutti, e soprattutto per Emanuele Fiano, che gli è troppo subalterno. Se Fiano dovesse rinunciare, va da sé che le preferenze che avrebbe avuto andrebbero quasi tutte a Majorino, compresa la mia e quelle di un nutrito gruppo di amici e compagni, perché il nostro candidato sindaco deve essere persona che conosca bene la città, abbia doti di amministratore, sia persona onesta e abbia la capacità di unificare e non dividere la coalizione di centrosinistra,
Un articolo dell’8 giugno 2010 per capire qualcosa in piu’ di Beppe Sala e delle sue presunte appartenenze politiche:
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2010/06/08/news/il-city-manager-verso-l-addio-1.21311?refresh_ce