Tre anni fa moriva il cardinale Carlo Maria Martini.
Il lungo e commosso omaggio che gli tributò la cittá fu la testiomonianza di quanto effetto abbia avuto la lunga e costante seminagione della Parola che il cardinale iniziò fin dal suo arrivo a Milano.
Martini fu un pastore autentico, capace di indicare senza sconti e con coraggio spesso profetico le vie del Vangelo per la costruzione di una cittá che mettesse al centro l’uomo e ponesse attenzione ai più deboli.
La sua voce risuonò solitaria in periodi difficili in cui Milano stava smarrenfo la propria anima e faticava a immaginare un futuro condiviso.
Qualcuno provò a descriverlo come uomo di parte, il tempo, sempre galantuomo, ci riconsegna la sua corretta dimensione di uomo di comunione, sempre pronto all’ascolto e capace di indicare sentieri stretti, difficili, ma mai banali e sempre carichi di promesse per il domani.
La Diocesi lo ha ricordato questo pomeriggio in Duomo con una partecipata Messa di suffragio. Nelle parole del suo successore Scola la gratitudine per il dono che Martini è stato per la chiesa di Ambrogio e Carlo e l’impegno a custodirne l’ereditá.
Per il futuro di Milano.
Il testo dell’omelia del cardinal Scola
Mai stato a Milano.