L’emergenza profughi da qualche giorno non occupa più le prime pagine dei giornali, ma la vicenda è tutt’altro che rientrata o conclusa. In Sicilia continuano ad arrivare barconi e i centri di accoglienza sono al collasso. Si invoca giustamente un maggiore coinvolgimento dell’Europa, ma la presenza dei migranti sul nostro territorio non può essere ignorata o liquidata con un superficiale quanto inutile “se ne tornino a casa loro” che, se comprensibile dal punto di vista della pancia, non porta alcun risultato nella soluzione del problema.
Sulla questione è intervenuto, con parole importanti, anche il cardinal Scola, arcivescovo di Milano, nel corso della visita a casa Suraya, uno dei punti di accoglienza per i profughi gestiti dalla diocesi ambrosiana.
Il cardinal Scola ha parlato della necessità di attuare un’accoglienza diffusa, così da evitare tensioni e incomprensioni: «Pensare a piccoli numeri, magari nella realtà dei paesi, è una scelta intelligente, ma bisogna fare un lavoro previo di sensibilizzazione, facendo comprendere alla gente che passi simili vanno a favore del futuro di tutti. Potremmo, così, realizzare un lavoro di accoglienza sostanziale che eviti i conflitti e lo si può fare solo insieme con un impegno preparatorio. La prima risposta della Chiesa è quella del Buon Samaritano, ma ci devono essere politiche di respiro europeo. In questo siamo solo agli inizi».
Da qui l’invito alle parrocchie a fare il possibile per mettere a disposizione spazi e luoghi adatti a questa accoglienza diffusa. A Milano e dintorni esistono già esperienze di questo tipo, basti pensare alla parrocchia di Bruzzano, che accoglie oltre 50 migranti in collaborazione con la Casa della Carità, o a quella di Baranzate.
Il direttore di Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo è convinto che il modello di Casa Suraya può essere una chiave interessante per affrontare un tema sicuramente complesso: «Si vede bene che può esistere un “impatto” sostenibile per rifugianti e migranti: qui si sta sperimentando un modello operativo a tutela della dignità di chi soffre e della sicurezza dei cittadini».
Un messaggio di concretezza e pragmatismo su cui dovrebbero riflettere tutti coloro che della questione migranti fanno una bandiera di scontro politico e non muovono un dito per tentare di risolvere i problemi.