“Il pm Fusco ha chiesto il mio rinvio a giudizio: me l’aspettavo e sono tranquillissimo. Si tratta di accuse ridicole (la promessa di un viaggio mai fatto, costo per la Regione: zero euro) destituite di ogni fondamento o rilevanza, formulate da un magistrato mosso da un evidente pregiudizio politico e incattivito dal clamoroso flop delle sue precedenti inchieste su Lega e Finmeccanica”.
Questo il commento che il presidente Maroni ha affidato a Facebook riguardo la richiesta di rinvio a giudizio a suo carico per la vicenda che lo vede indagato per una vicenda di pressioni per concedere contratti e favori.
Il governatore è indagato assieme a Expo 2015 spa, coinvolta in base alle legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, il dg della stessa società, Christian Malangone, Andrea Gibelli, già segretario generale del Pirellone e ora presidente di Ferrovie Nord Milano, Mara Carluccio, ex collaboratrice al Viminale di Maroni e il capo della segreteria del Governatore, Giacomo Ciriello.
L’udienza preliminare si terrà il prossimo 30 settembre davanti al gup di Milano Chiara Valori, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio.
Io dico che Maroni ha tutto il diritto di difendere se stesso e la propria onorabilità, ma questa vicenda conferma come non sia ancora stato tolto il velo di opacità che ha purtroppo caratterizzato la gestione di molte delle società partecipate da Regione Lombardia negli ultimi anni.
Mi auguro che Maroni possa dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati; l’immagine della Lombardia non viene però certo migliorata da questa vicenda che, al di là dell’esito che sarà la magistratura a decidere, getta nuove ombre su un’istituzione che non riesce proprio ad uscire dai sospetti di gestioni pasticciate e approssimative.