Dopo un confronto durato alcuni mesi, la commissione istituita tra Regione Lombardia, ANCI, UPL e Poste Italiane ha chiuso i suoi lavori. Il sottosegretario Daniele Nava, che ne ha coordinato i lavori, ha annunciato oggi in commissione i risultati finali della mediazione: 15 uffici postali (su 61) salvati dalla chiusura e una significativa revisione degli orari di apertura parziale per decine di altri uffici postali lombardi.
Secondo alcuni un successo, visto che la Lombardia ha evitato il 25% di chiusure a fronte di una media inferiore al 10% delle altre regioni.
Secondo altri un sacrificio comunque troppo pesante per troppi cittadini della nostra regione.
Senza entrare nel merito delle valutazioni, concluse secondo una griglia di criteri oggettivi che comprendevano la distanza dagli altri uffici, la localizzazione del comune, il numero di operazioni effettuate…, mi pare evidente che un servizio pubblico come quello garantito dagli uffici postali sia ormai considerato più una variabile dipendente da equilibri di bilancio che come un diritto dei cittadini. Un tema su cui ci sarebbe da riflettere pensando soprattutto alle fasce più deboli della popolazione.
Personalmente non mi reco quasi più all’ufficio postale, se non per ritirare qualche pacco o raccomandata che non mi è stata consegnata, visto che tutti gli altri servizi sono praticamente disponibili on-line. Non va però dimenticato che molti cittadini, soprattutto i più anziani, trovano proprio nell’ufficio postale un fondamentale presidio per lo svolgimento di molte pratiche e incombenze importanti e ineliminabili.
Nella Città Metropolitana di Milano verranno, ad esempio, chiusi gli uffici di Casone, nel comune di Marcallo con Casone, e di Sant’Ilario, nel comune di Nerviano. In fin dei conti, dicono dalle Poste, distano solo 2 chilometri e mezzo da un altro ufficio. Il problema è che quei 2 chilometri e mezzo non sono coperti da nessun servizio di trasporto pubblico: gli anziani e un buon numero di adulti disabili (presenti nelle vicinanze dell’ufficio di S. Ilario) dovranno quindi arrangiarsi chiedendo aiuto a parenti e conoscenti.
I problemi sono ben altri, direte voi, ma la capillarità di un servizio come quello postale è sempre stata uno dei punti di forza della socialità dei nostri paesi e delle nostre città.
La sensazione è che una parte del servizio universale delle poste sia stata sacrificata alla necessità di fare utili attraverso l’incremento di servizi più remunerativi e in territori più recettivi anche per preparare al meglio (dal punto di vista dei dati di bilancio) lo sbarco in Borsa.
I cittadini lombardi sopporteranno anche questo, non c’è dubbio, ma le rimostranze degli amministratori locali (poco coinvolti nel percorso di confronto con Poste) mi paiono sacrosante.