Il Consiglio regionale si appresta a cancellare, nella seduta del prossimo martedì, le leggi regionali 77/1989 (“Azione regionale per la tutela delle popolazioni appartenenti alle etnie tradizionalmente nomadi e seminomadi”) e 6/2000 (“Interventi regionali per la promozione dell’integrazione europea”). Lo farà con il progetto di legge di semplificazione n. 249.
La legge regionale 77/1989 disciplina i rapporti tra la Regione e le comunità nomadi e stabilisce le forme di tutela soprattutto dei minori. Istituisce la consulta delle popolazioni nomadi presso l’assessorato al welfare e un comitato tecnico che ha lo scopo di promuovere indagini e di progettare misure che diano sostanza ai principi espressi dalla legge stessa. La legge viene abrogata grazie a un emendamento del capogruppo leghista Massimiliano Romeo.
La motivazione è che le due leggi in questione non sono state finanziate negli ultimi anni. Questa però, dal mio punto di vista è un’aggravante, non una spiegazione: la regione aveva a disposizione norme per tentare di risolvere il problema rom e per promuovere l’integrazione europea, ma non le ha utilizzate.
La legge 6/2000 promuove “una più attiva partecipazione dei cittadini al processo di integrazione socio-culturale europeo”, facilita “il collegamento costante tra le proprie autonomie locali e quelle degli altri Paesi”. A questo scopo istituisce un fondo regionale che nell’ultimo bando finanziato, nel 2010, aveva permesso la realizzazione di numerosi progetti di altrettante istituzioni, tra cui le Università di Pavia e di Bergamo, i comuni di Cremona e Monza, il Teatro Litta, per una spesa totale di quasi 200mila euro.
Mi pare che liquidare come semplificazione amministrativa la cancellazione di due leggi di questo tipo sia l’apoteosi della Regione guidata dalla Lega che non perde occasione per fare propaganda sui soliti temi, ovvero contro i nomadi e contro l’Europa.
Sulla scorta delle provocazioni salviniane, i leghisti del Pirellone hanno messo in moto la ruspa legislativa. Non importa se così facendo anziché risolverli i problemi li si aumenta, cancellando gli strumenti che possono aiutare a superare le situazioni di emergenza nelle quali spessi ci si trova. A questo punto, non mi stupirei di sentire Maroni proporre la costruzione di un muro come quello ordinato dal premier ungherese Orban.