Diario di Expo del 7 giugno – beni comuni per uno sviluppo sostenibile

7 Giugno 2015 di fabio pizzul

Torno anche oggi, nel mio diario di Expo, sui contenuti del convegno di studi promosso ieri dalle ACLi milanesi. Nel mio post di ieri ho riassunto l’intervento del professor Ben Senauer dell’università del Minnesota.
Oggi vi propongo una sintesi di quanto proposto dal professor Luciano Venturini dell’Università Cattolica.
Si parla dell’importanza dei beni pubblici nella costruzione di uno sviluppo sostenibile e delle difficoltà a promuovere politiche che sostengano i beni pubblici.
In un contesto in cui parliamo di cibo e nutrizione, una riflessione di sicura rilevanza.

Il professor Luciano Venturini dell’Universitá Cattolica ha a sua
volta sottolineato come i problemi aperti a livello globale, pur in
una crescita di benessere abbastanza generalizzata, rimangano
estremamente preoccupanti.
L’obiettivo della sostenibilitá ambientale è tutto da conquistare,
ogni anno si perdono milioni di ettari di foreste e si riduce la
biodiversitá. Rimangono altissimi i livelli di diseguaglianza e poco
rileva se aumenta o diminuisce a livello globale. Siamo in un mondo
attraversato da tensioni e conflitti con drammatiche migrazioni.
Perchè, si è chiesto Venturini, è così difficile risolvere questi
problemi? Spesso ci limitiamo al lamento e non siamo aiutati ad
approfondire i meccanismi più profondi.
Si tratta di affrontare il tema dei beni pubblici globali che sono
non-rivali o non-escludibili, a differenza dei beni privati. Beni
pubblici sono l’illuminazione della cittá, i servizi di pubblica
sicurezza, la segnaletica stradale. Bene privato è un bene acquistato
dall’individuo, come un’automobile, un capo di abbigliamento…
C’è un sostanziale fallimento del mercato nell’offerta di beni
pubblici, perchè ciascuno tende a perseguire il proprio interesse con
comportamenti opportunistici di free-riding. Questo provoca un’offerta
scarsa di beni pubblici che riduce inevitabilmente il benessere di
tutti. Non è facile stabilire quale sia l’equilibrio tra beni pubblici
e privati, ma è chiaro che è necessario attenuare le esasperazioni
individualistiche.
Una buona offerta di beni pubblici è essenziale per diminuire la
diseguaglianza perchè i beni pubblici, una volta realizzati, sono a
disposizione di tutti.
La correzione della disparitá tra beni pubblici e privati potrebbe
venire da azioni volontarie di singoli o associati, ma l’intervento
pubblico è inevitabile. Soluzioni solo volontarie vengono da visioni
ideologiche che non accettano un ruolo delle decisioni pubbliche.
Per attuare queste politiche sono necessarie le imposte che riducono
il reddito disponibile per l’acquisto di beni privati. Ovviamente la
tensione tra beni pubblici e privati è alimentata dalla scarsa qualitá
della pubblica amministrazione (corruzione compresa).
Esistono beni pubblici globali che non rispettano i confini nazionali,
possono essere regolati da istituzioni globali soprattutto a vantaggio
dei paesi più poveri. Servono però risorse, strumenti e istituzioni
che vadano oltre i singoli paesi. Ma su questo c’è grande debolezza.
Abbiamo bisogno di nuovi strumenti e di maggiori risorse da investire. Lo ha detto con chiarezza il
Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon quando alla presentazione
dell’ultimo Rapporto 2014 sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ha
riconosciuto che “si deve fare di più, […] con azioni più coraggiose e incisive
[…]” per definire gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile che saranno al centro
dell’Agenda Post-2015.
Si dovrà puntare con molta maggiore energia sui momenti educativi, stimolare
la riflessione ed un dibattito pubblico all’altezza della sfida.

Chi volesse approfondire queste riflessioni può far riferimento al numero monografico dei Quaderni CEEP dal titolo “Nutrire il pianeta, paradigmi per un futuro sostenibile” che potete richiedere direttamente alle ACLi di Milano www.aclimilano.com

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