La Lombardia ha una legge che riconosce e promuove il Commercio equo e solidale.
Ci sono voluto 10 anni dalla prima proposta depositata in Consiglio da Luca Gaffuri e una proposta popolare corredata da 7.800 firme per giungere ad approvare un provvedimento che finalmente dà un inquadramento istituzionale a un’attività che è cresciuta in modo continuo e significativo nella nostra regione.
Dagli esordi pionieristici degli anni ’70, siamo giunti ora a una rete capillare ed efficiente di botteghe che propongono sul nostro territorio i prodotti, ma soprattutto le storie di vita del commercio equo e solidale.
Una volta tanto la politica si è messa in ascolto di quanto di buono la società civile ha saputo proporre e ha riconosciuto il contributo positivo che una realtà come il commercio equo e solidale ha saputo offrire a coloro che lo promuovono nell’ottica di una più consapevole relazione tra consumatori e produttori.
Un approccio economico che mira a uscire dai circuiti della globalizzazione all’insegna del rispetto e del riconoscimento dei diritti e della dignità dei produttori delle zone meno sviluppate.
Un modo per promuovere una concezione pluralistica dell’economia e per uscire dall’equivoco che le relazioni tra nord e sud del mondo debbano essere vissute all’insegna dell’assistenzialismo o dell’elemosina.
Con il commercio equo e solidale difficilmente si cambierà il mondo, di sicuro si può tentare di cambiare le persone che ne sono coinvolte e il loro modo di guardare al mondo.
Non mi sembra poco.
Un bel segnale della politica lombarda proprio alla vigilia di Expo che, speriamo, possa dare spazio anche a queste realtà, senza diventare succube di multinazionali o logiche di puro marketing della globalizzazione.
Non appena verrà pubblicata nella sua versione ufficiale (quest’oggi ci sono statti alcuni emendamenti) provvederò a farvi avere la nuova legge.