Ho partecipato nello scorso week-end agli Stati Generali dell’Educazione Fisica a Milano.
Si è discusso di come attività motoria e sport debbano far parte stabilmente delle proposte formative delle scuole italiane. Sullo sfondo la Buona Scuola, che introduce novità importanti soprattutto per la scuola primaria. Ma il messaggio che giunge dall’assise mi è parso chiaro: siamo ancora troppo indietro.
E pensare che, fino a una ventina d’anni fa, attraverso i Giochi studenteschi, la scuola rappresentava un formidabile bacino di osservazione e di selezione dei talenti sportivi del nostro Paese. Poi è iniziato una sorta di letargo che ha portato ad affidare quasi totalmente al CONI l’attività sportiva giovanile.
Si è così creato un cortocircuito evidente: chi avrebbe dovuto occuparsi prevalentemente (se non esclusivamente) dell’attività agonistica in ottica olimpica, si è trovato a tappare i buchi della scuola che ha, dal canto suo, letteralmente abbandonato a se stessi gli insegnanti di educazione fisica. La parabola dei Giochi studenteschi è in questo senso paradigmatica: risorse sempre più scarse, difficoltà enormi a incastrarli in un’attività didattica che li considera sostanzialmente una scocciatura e scomparsa di qualsiasi coinvolgimento di massa degli studenti, visto che i professori, senza risorse e stimoli, hanno finito per puntare su un coinvolgimento di chi faceva già attività fisica all’esterno della scuola. Nell’ultimo anno si è arrivati all’assurdità di chiedere un’iscrizione formale a quasi tutti gli studenti, per poter avere statistiche numericamente importanti, salvo poi coinvolgerne effettivamente una piccolissima parte nell’attività.
Ma torniamo alla Buona Scuola.
Gli interventi che ho avuto modo di ascoltare nell’ambito degli Stati Generali hanno dato atto al Governo di aver avuto il coraggio di introdurre due ore di attività motoria nella scuola primaria e hanno salutato positivamente l’immissione in ruolo di un buon numero di insegnanti di educazione fisica, anche se ne servirebbero, naturalmente molti di più. Le aperture di credito vanno però confermate e il passaggio parlamentare è molto importante, in termini temporali e sostanziali.
E’ emersa però con chiarezza un’urgenza che mi sento di condividere: il Ministero dell’Istruzione non può abdicare al suo ruolo di responsabilità nei confronti dell’attività motoria nella scuola. Il progetto “Sport in classe” ha dato un segnale negli scorsi anni, ma ha visto il Miur farsi da parte e affidare l’intera gestione al CONI. Meglio che niente, si potrebbe dire, ma non è così: occorre che lo sport torni ad avere piena cittadinanza nella scuola italiana.
L’attività motoria non è un lusso che ci si può concedere solo quando tutte le altre discipline sono state consolidate, è parte fondamentale del percorso formativo di ogni bambino e ragazzo. Se non partiamo da questo presupposto, rischiamo di sbagliare subito strada.
E’ stato citato come esempio il modello francese che prevede una parte dell’orario scolastico degli insegnanti di educazione fisica dedicata alla promozione dell’attività sportiva scolastica e un pomeriggio alla settimana di attività sportive obbligatorie (con il giorno successivo scarico di interrogazioni e verifiche). Grazie a questa organizzazione, il movimento sportivo francese ha recuperato moltissimi talenti di alto livello che probabilmente sarebbero rimasti nascosti. In Italia questo manca da molti anni.
E il ragionamento non vale solo per lo sport, ma può essere allargato ai buoni stili di vita e alla promozione di una corretta attività fisica. Sarebbe un grande investimento per la salute delle future generazioni.
Considerazioni che mi paiono centrate e importanti.
Da non far cadere.