Il bando regionale sull’edilizia scolastica rischia di trasformarsi in una grande beffa per i comuni lombardi. Passi per la cifra massima finanziabile fissata a 5 milioni, anche se molte scuole costeranno di più e questo mette in ansia molti comuni, passi anche per la riserva del 25% dei fondi per province e Città Metropolitana, anche se è una quota che penalizza i comuni. C’è però un altro aspetto che si propone come difficile da sostenere.
La delibera approvata dalla Giunta Maroni stabilisce che i comuni debbano concorrere con una quota di co-finanziamento al progetto pari almeno al 20% dell’importo assegnato. Bisogna precisare che rimarrà fuori dai vincoli del Patto di Stabilità solo la quota finanziata dalla regione.
Questo significa che un comune che pure dispone di fondi accantonati per la costruzione di una nuova scuola rischia di non poterli utilizzare se non ha spazi sufficienti all’interno del Patto di Stabilità che gli è stato assegnato. Se il comune in questione non potrà garantire la quota del 20% non potrà neppure presentare la domanda ed entrare in una graduatoria che sarà valida per i prossimi tre anni. Una vera e propria beffa per realtà territoriali che sarebbero disposte a co-finanziare anche oltre il 20%, ma non possono farlo per via dei limiti del Patto.
A questo punto si aprono due possibili strade.
Da un lato, Regione Lombardia potrebbe eliminare o limitare la quota di co-finanziamento richiesta, dall’altro, si potrebbe trovare qualche strumento per neutralizzare dal punto di vista del Patto anche la quota di co-finanziamento prevista. In mancanza di una di queste opzioni il rischio è che molti comuni rimangano fermi al palo e non possano neppure entrare in graduatoria.
Credo che sia opportuno favorire il possibile co-finanziamento, ma perché non utilizzarlo in chiave premiante e non escludente? Si potrebbe, ad esempio, prevedere che sia finanziabile il 100% del progetto e che chi si dice disposto a co-finanziare abbia una premialità sul punteggio per stilare la graduatoria che stabilirà a chi andranno assegnati i fondi.
Mi si potrebbe replicare che non è logico arrivare al 100% perché una quota iniziale per far partire i lavori è comunque necessaria, ma allora perché si è arrivati alla copertura totale delle spese per province e Città Metropolitana? Evidentemente non è impossibile farlo e, per di più, mi pare singolare che si operi una così netta disparità di trattamento tra diversi enti locali.
Pare che da Roma possa arrivare un allentamento del Patto di stabilità per i comuni, ma si parla di centinaia di migliaia di euro, non certo dei milioni di cui avrebbero bisogno i comuni lombardi.
La scelta di Regione Lombardia rischia anche di essere in contrasto con quanto previsto dal Governo che ha manifestato l’intenzione di raccogliere tutti i progetti già pronti per stilare una graduatoria triennale sulla base della quale assegnare i contributi che eventualmente risultassero disponibili nei prossimi 36 mesi. I criteri scelti dalla regione rischiano di tagliar fuori molte realtà e di vanificare l’idea di costruire una graduatoria unica e credibile.
Credo che i comuni meritino chiarimenti e, magari, anche una correzione di rotta.
Ringrazio Pizzul per l’intervento puntuale sul tema del Patto che scoraggia i Comuni a partecipare al Bando BEI. La Regione nell’ambito del Patto Territoriale dovrebbe garantire la quota necessaria ai Comuni per rispettare il Patto di Stabilita’, questa richiesta era gia’ stata promossa dal nostro comune nel precedente bando regionale. Credo sia una via da sperimentare. grazie per l’attenzione. Giuseppe Migliarino
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