Sta facendo molto scalpore la vicenda dei macchinisti di TreNord che avrebbero per mesi causato ritardi per incrementare, attraverso straordinario elargiti generosamente, le proprie buste paga.
Il giochino sarebbe stato semplice e diabolico: provocaee ritardi per prolungare il proprio turno di servizio e portare così a casa più soldi. Nell’Italia dei furbi, l’ennesima testimonianza di come il proprio interesse è sacro, i diritti dei cittadini no.
Una vicenda che ha sollecitato grande curiosità da parte dei media e conseguente indignazione da parte dei cittadini.
Ma, come spesso accade, la realtà potrebbe essere un po’ più articolata di quello che appare.
La denuncia giungerebbe da alcuni lavoratori, secondo alcune fonti vicini all’unico sindacato che non ha siglato l’accordo aziendale del 2012.
Bisogna indagare fino in fondo per capire se ci sono stati gli abusi di cui si parla.
Gli eventuali colpevoli andrebbero sanzionati con rigore, perchè non si scherza con un servizio pubblico e non si penalizzano gli utenti per un proprio vantaggio personale.
Bisogna però andare cauti nel tirare conclusioni che mettano sul banco degli imputati l’intera categoria dei macchinisti o certifichino senza tentennamenti che il contratto del 2012 è un perfetto meccanismo di creazione di ritardi e di possibili abusi.
Addossare la colpa dei ritardi alla sola volontà di arricchirsi dei macchinisti mi pare francamente un po’ eccessivo. Il servizio di TreNord va migliorato, su questo non c’è da discutere granchè, ma va anche sottolineato il fatto che quotidianamente circolano in Lombardia circa 650.000 passeggeri su 2300 corse il che rende particolarmente complesso un sistema che ha evidenti limiti nelle strutture e un parco mezzi con un’età media elevata. I ritardi possono anche essere dovuti al fattore umano, ma trovano soprattutto spiegazioni in elementi di carattere strutturale su cui da troppo tempo si fa fatica ad intervenire.
Giusto, quindi, indignarsi per i ritardi cronici, molto meno tentare di addossarli ai furbetti di turno.