Il referendum, nella formulazione approvata oggi in Commissione Affari istituzionali, è il segno tangibile della debolezza politica di Maroni. Il referendum chiederà ai cittadini lombardi se sono d’accordo con il possibile ampliamento delle autonomie regionali ai sensi dell’art. 116 comma III della Costituzione.
Il movimento 5 stelle si è astenuto mentre noi del Pd, con il Patto civico, abbiamo espresso voto contrario.
Il quesito ha cambiato totalmente la sua natura: nel testo non si parla più di Statuto speciale per la Lombardia, formulazione che usciva dal seminato costituzionale, ma ripropone un regionalismo differenziato, materia di discussione e di condivisione tra i partiti già dall’ottava legislatura. Nulla di nuovo quindi in Regione ma solo oneri per l’amministrazione regionale: ben 30 milioni di euro che Maroni vuole sprecare pur di salvarsi la faccia con il proprio elettorato.
Parliamo di un quesito generico e indeterminato nel quale non vengono nemmeno indicate le singole materie su cui i Lombardi dovrebbero esprimere la loro opinione. Comunque al di là del merito, sul trasferimento delle competenze statali potremmo anche essere d’accordo ma questa della Lega è un’operazione che sa troppo di propaganda e non avrà alcun effetto nel concreto, se non quello di far spendere alla Lombardia qualche milione di euro.
I consiglieri della maggioranza sostengono che, con l’avallo di un referendum popolare, il presidente Maroni potrebbe andare a Roma e avere maggiori chances per ottenere l’applicazione di quanto previsto dall’articolo 116 ter della Costituzione. Ma è proprio necessario passare da questa consultazione per sedersi al tavolo romano della trattativa? La mia impressione è che sia solo fumo negli occhi, ovvero un tentativo per mascherare l’assoluta inerzia di Regione Lombardia e del suo presidente Maroni.
Se proprio vogliamo fare un referendum consultivo per chiedere ai lombardi se sono d’accordo nel chiedere maggiore autonomia, lancio un’idea per evitare di spendere 20 o 30 milioni di soldi pubblici: si accorpi la consultazione a un appuntamento elettorale già previsto. Le elezioni politiche, a quanto pare, sono troppo lontane? Beh, una soluzione più prossima c’è: Maroni si dimetta, si vada a nuove elezioni regionali nella prossima primavera e il nuovo presidente della Lombardia potrà contare su una maggioranza più stabile e su un mandato chiaro dei lombardi per l’autonomia grazie a un referendum che costerebbe molto poco alle casse della regione. Vi piace l’idea?
caro Fabio, sono un Iscritto del PD, vorrei capire meglio l’Iter di questo sgangherato Referendum in rapporto al contro-Quesito indetto dal ns Partito per il prossimo primo marzo, mi pare di capire che a tale data il Consiglio avra’ ormai gia’ deliberato o rigettato, giusto ? Buona invece l’idea di chiederne le dimissioni !