Una proposta di legge per dare una risposta a un fenomeno allarmante e crescente.
Parliamo di bullismo e di un Pdl presentato dal Gruppo regionale del Pd.
Il 35% dei ragazzi dagli 11 ai 19 anni è stato vittima di episodi di bullismo, uno su 3 avvenuto a scuola. Il 56,3% dei casi vede come vittime le ragazze. E non va certo meglio con la versione moderna e forse più sottilmente pericolosa, il cyber bullismo: 71mila giovani lombardi tra i 15 e i 24 anni hanno dichiarato di averne avuto esperienza diretta.
Sono questi i dati a supporto della proposta presentata a Palazzo Pirelli dai consiglieri del Partito democratico, assieme a Franco Taverna, Coordinatore nazionale della Fondazione Exodus che si occupa anche di adolescenze difficili e disagio scolastico, Ivano Zoppi, fondatore e presidente della cooperativa sociale Pepita Onlus che per combattere il fenomeno ha dato avvio alla campagna di sensibilizzazione ‘Parla che ti passa’, i loro collaboratori e Simona Chinelli, referente regionale per il bullismo e il cyber bullismo dell’Ufficio scolastico regionale lombardo.
L’idea è quella di puntare sulla prevenzione e l’educazione. Molto già si fa in Lombardia e immaginiamo che la Regione possa valorizzare quanto esiste e farsi carico di mettere in rete e far circolare le buone pratiche maturare sul territorio. Le famiglie sono spesso sorprese e indifese di fronte al manifestarsi di atti di bullismo, la scuola non sempre ha gli strumenti adatti per intervenire, i social network rappresentano un’opportunità ma anche un rischio: dobbiamo unire le forze e creare le condizioni perché si conoscano e si diffondano le iniziative già in atto. L’idea di fondo della nostra proposta è proprio questa: valorizzare e rafforzare la rete educativa già attiva e far sì che i diversi attori in campo collaborino tra loro.
Nel dettaglio, la proposta prevede la realizzazione di campagne di sensibilizzazione e informazione rivolte agli studenti e alle loro famiglie in ordine alla gravità del fenomeno del bullismo e delle sue conseguenze; la promozione di iniziative di carattere culturale, sociale e sportivo sui temi della legalità, del rispetto delle diversità e sull’uso consapevole della rete Internet; l’organizzazione di corsi di formazione del personale scolastico ed educativo più in generale volti a garantire l’acquisizione di idonee tecniche psico-pedagogiche e di pratiche educative per attuare un’efficace azione preventiva del fenomeno del bullismo; l’attivazione di programmi di sostegno in favore dei minori vittime di atti di bullismo, anche attraverso il supporto di competenti figure professionali e il coinvolgimento di associazioni attive sul territorio.
Servono 300mila euro, una cifra che, pur nelle ristrettezze di bilancio, non pare irraggiungibile.
La Comunità Exodus, per voce di Taverna, ha spiegato come cogliere i segnali di questi fenomeni, e lanciato l’allarme sul ruolo dei social, che ormai hanno sostituito le relazioni. Mentre Zoppi ha ricordato il lavoro fatto da Pepita Onlus – 10mila ragazzi incontrati, in tutta Italia, in soli 18 mesi – e il dato europeo a proposito del nuovo fenomeno del sexting (l’invio di immagini sessualmente esplicite, spesso senza il consenso dell’interessato): il 75% dei giovani non sa che esiste o di esserne stato coinvolto. Il lavoro da fare, hanno detto le istituzioni private che si occupano del bullismo, è su coloro che stanno a guardare ciò che avviene tra bullo e vittima, e che sono la maggioranza dei giovani.