I giornali di oggi hanno dato ampio spazio alla vicenda della gestione del patrimonio del Policlinico di Milano. Raccontano di uno stop imposto dalla Regione al trasferimento dei beni alla Fondazione Sviluppo con il compito di valorizzarli attraverso operazioni di ristrutturazione ed eventuale alienazione. La Fondazione è stata approvata da Regione Lombardia con una delibera di Giunta del luglio scorso, ma ora l’assessore alla sanità Mantovani pare aver avuto qualcosa da eccepire. Il tema è delicato, visto che riguarda uno dei patrimoni pubblici più grossi d’Italia, accumulato in 650 anni di donazioni da parte dei cittadini milanesi.
Non mi sento di demonizzare l’operazione a priori, ma di invocare un po’ di trasparenza e chiarezza.
E’ vero, come dice il presidente del Policlinico Cesana che la nuova Fondazione Sviluppo sarà sottoposta alle regole degli enti pubblici e non piuttosto a un regime privatistico come scrivo alcuni giornali? La differenza in termini di garanzia e controllo non è secondaria.
I fini dell’operazione, a livello di recupero risorse per la ristrutturazione dell’ospedale e per progetti di social housing, da un lato, e di sostegno alla ricerca dall’altro, sono condivisibili, ma c’è da porre grande attenzione ad evitare qualsiasi opacità: un patrimonio pubblico così consistente va gestito con grande rigore e responsabilità di trasparenza assoluta.
Maroni ha la responsabilità di garantire tutto questo in quanto presidente di una regione che ha il compito di dire l’ultima parola sulle Fondazioni ospedaliere.
La stampa può aver esagerato, ma quanto emerso oggi evidenzia, se non altro, la necessità di spiegare bene quello che sta accadendo e di farlo con un significativo livello di pubblicità. Altrimenti il sospetto che si stia facendo qualcosa di poco chiaro o non lineare è sempre dietro l’angolo.
Dopo gli anni della gestione formigoniana che, al netto di quanto toccherà alla magistratura stabilire, sono stati caratterizzati da una grande mancanza di trasparenza, mi sembra importante chiedere un cambio di stile, almeno per quanto il presidente Maroni ha sempre dichiarato di voler fare.
O dobbiamo cominciare a pensare che rispetto alla gestione formigoniana l’unica differenza sia che alla partita si è aggregata anche la Lega?
Mi auguro che ci possa essere un chiarimento, non tanto per me quanto per i cittadini milanesi e lombardi, eredi di una tradizione di generosità che non può essere tradita.