Milano e i profughi: tra polemiche e dovere civile

21 Luglio 2014 di fabio pizzul

Rilancio volentieri un recente comunicato di alcune associazioni cattoliche attive a Milano nell’assistenza ai profughi che transitano in città.
Mi pare un contributo pacato alla riflessione su un tema che è destinato ad accompagnarci in modo sempre più rilevante nei prossimi mesi, visto quanto comunicato dal Ministero degli Interni riguardo il possibile arrivo di oltre 100mila persone.
Come al solito, di fronte ai problemi si può reagire in modi diversi: affrontarli (per tentare di risolverli o minimizzarne gli effetti negativi) o sfruttarli in chiave propagandistica. Mi pare che le associazioni firmatarie del comunicato abbiano scelto la prima delle due opzioni e che questa sia l’unica strada praticabile per far sì che Milano si avvii a diventare una vera metropoli europea.

Colgo anche l’occasione per sottolineare come il Comune di Milano sia da mesi impegnato in una difficile operazione di assistenza e che, al di là di disagi e polemiche, lo stia facendo con grande impegno e serietà. Un doveroso grazie va soprattutto all’assessore alla sicurezza Marco Granelli che, con il suo collega Pierfrancesco Majorino, si sta facendo carico dell’intera vicenda.

Di fronte alla realtà di tanti uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra in Siria e da regimi violenti e dittatoriali, come l’Eritrea, movimenti e associazioni cattoliche di Milano si sono adoperate da subito perché fossero dati accoglienza, sostegno e solidarietà a persone che nei propri paesi e lungo i difficili e rischiosi viaggi per arrivare in Europa hanno vissuto situazioni disumane.
Tale mobilitazione ha mosso tanti in uno sforzo generoso che mostra come ci si possa unire in modo costruttivo per il bene di tutti. Tali interventi – insieme all’articolata azione dell’amministrazione comunale – hanno contribuito a far si che la situazione delle migliaia di profughi (da ottobre circa 15.000) in transito da Milano – in frangenti decisamente non ordinari – restasse fino ad oggi sotto controllo.
Va sottolineato che si tratta di profughi, cioè di persone costrette a lasciare il proprio paese a causa della guerra e di difficili condizioni politiche. Sono famiglie, giovani, spesso minori in cerca di un futuro diverso. Chiedono alla città di Milano di poter sostare per alcuni giorni, per riprendere forze e attendere quelle risorse necessarie a proseguire il proprio viaggio. Non è un problema di sicurezza o di ordine pubblico, si tratta, invece, di organizzare un’accoglienza adeguata e dignitosa. Per fare questo c’è bisogno del contributo di tutti.
Le diverse realtà cattoliche di Milano, impegnate da mesi con i profughi, sentono come un dovere civile, oltre che religioso, rispondere alla domanda di umanità che arriva da queste persone. Sentiamo che il grado di civiltà di una città si misura da come sa trattare chi è in maggiori difficoltà senza cedere a ingiustificati allarmi o a chiusure difensive. E’ necessario riaffermare le ragioni della convivenza e fermare il degrado umano verso cui andrebbe la città se non fosse capace di essere attenta ad un dramma di proporzioni storiche che passa dalle sue strade.

Comunità di Sant’Egidio, Acli Milano, AGESCI Zona Milano, Associazione Arcobaleno – Movimento dei Focolari, Centro Nocetum, Fondazione Somaschi, Opera San Francesco per i Poveri

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