Oltre quattro ore di discussione sul futuro della regione spazzate via da 20 minuti degni di una discussione da bar. Non vorrei banalizzare, ma questo mi sembra la fotografia di quello che è accaduto ieri in Consiglio regionale. Ha destato più interesse una mozione sulla vicenda dei moduli di iscrizione alle scuole materne milanesi che il dibattito sugli assetti istituzionali dell’Italia e della Lombardia. E sui toni dei venti minuti di pseudo difesa della famiglia, meglio stendere un velo pietoso. Su tutti.
Ero purtroppo stato facile profeta ieri in aula. Basta sfogliare i quotidiano di oggi per capire come la notizia della seduta convocata ieri per parlare della riforma delle istituzioni locali e del rischio che le regioni spariscano dalla storia d’Italia (questo il timore espresso da più parti in aula) sia stata cancellata dall’approvazione di una mozione a firma Lega che biasima il comune di Milano per avere scritto “genitori” al posto di “madre” e “padre” sui moduli di iscrizione alle scuole comunali.
Intendiamoci, l’enfasi data alla questione è tutta opera interna di Palazzo Marino, o meglio, del gruppo consiliare del PD che ha fatto sì che una vicenda strettamente burocratica si trasformasse in un proclama di modernità (quale poi…) finito sulle pagine nazionali del Corriere della Sera. Da qui, però, a dover leggere che il Comune di Milano “in tal modo snatura l’istituto tradizionale della famiglia in nome della dittatura del politically correct e toglie all’uomo una fondamentale ricchezza che è quella dell’identità di genere” o ancora “la deriva psicologica a cui si condannano i bambini ai quali si sottraggono in tal modo i riferimenti familiari, ovvero i ruoli di base che caratterizzano le singole fasi della crescita, relegandole ad un mero concetto numerico” mi pare ci sia una bella differenza.
Confesso di non comprendere spesso quelle che mi paiono forzature dell’amministrazione milanese su temi che potrebbero essere trattati con maggiore equilibrio e che rischiano di sconcertare più che accontentare buona parte dei cittadini. Mi pare però che considerare una scritta su un modulo (secondo una formula utilizzata anche dal Ministero) un attacco alla civiltà occidentale sia un po’ eccessivo.
Mi sono permesso di dire ieri in consiglio che per un bambino conta di più avere accanto il papà e la mamma mentre compilano l’iscrizione alla scuola, piuttosto che vedere scritto padre e madre su un foglio di carta.
Aggiungo anche che ieri, mentre sentivo dire in aula che l’aver scritto genitore sui moduli è l’attacco definitivo contro la famiglia tradizionale, piuttosto che la difesa della famiglia tradizionale è cosa da cavernicoli, un po’ mi è venuta la tentazione di dare ragione a chi (sbagliando) sostiene che i consigli regionali rischiano di essere inutili. Con buona pace di chi solo qualche ora prima difendeva a spada tratta il ruolo delle regioni.
Il testo (non definitivo) della mozione
Qui sotto il mio intervento in aula:
Purtroppo, a volte, nelle grosse assemblee, in momenti cruciali, è voluta la perdita di tempo su cose secondarie…così nel frattempo non c’è il tempo per aprire dibattiti più scottanti e profondi
bene, allora la smetta il PD di essere il paladino del politicamente corretto a tutti i costi. Questa volta può essere una cosa da poco, ma ormai il PD sembra essere diventato un partito radicale di massa.