Non si può dire che alla maggioranza regionale manchi fantasia.
E neppure la voglia di presentare ipotesi di riforma.
Su temi decisivi come la casa e la sanità c’è davvero l’imbarazzo della scelta: fioccano le proposte dei diversi partiti che sostengono Maroni, ma non si riesce davvero a cogliere quale sia l’idea strategica che ci sta dietro. La sensazione è che singoli consiglieri o varie anime della maggioranza vogliano unicamente intestarsi il merito di giungere a un cambiamento di quelle che, fino a qualche mese fa e sicuramente durante la campagna elettorale erano le migliori politiche possibili dell’eccellente Lombardia. Eravamo abituati, ma forse siamo un po’ troppo vecchia maniera, ad assistere a un confronto tra maggioranza e opposizione, con quest’ultima propensa a diversificarsi secondo legittime diverse visioni che non avevano avuto la forza di coagularsi per vincere le elezioni. Oggi sembra che la situazione si sia letteralmente ribaltata, con le minoranze più o meno concordi su gran parte delle iniziative e una maggioranza che si divide con molteplici proposte e una continua necessità di proporre mozioni e altri atti consiliari per indirizzare l’azione di una giunta che pare non aver ancora individuato una linea di galleggiamento soddisfacente.
I casi citati all’inizio di questo articolo sono emblematici. Sulla riforma della gestione dell’edilizia residenziale pubblica regionale i partiti di maggioranza hanno presentato (o annunciato) almeno 4 ipotesi di legge; sulla sanità la possibile revisione dei territori di Aziende sanitarie e ospedaliere si sta trasformando in un Risiko con gli ospedali nel ruolo dei carrarmati colorati e i partiti della maggioranza nel ruolo dei giocatori intenti a sottrarsi territori strategici.
E Maroni che fa? Da un presidente regionale ci aspetteremmo l’autorevolezza di una proposta che risponda a un disegno strategico e politico ben preciso, che riesca a portare la regione verso obiettivi che corrispondono a quanto raccontato in campagna elettorale. Nulla di tutto questo, almeno per il momento. Maroni non dà la sensazione di avere in pugno la situazione, anzi, più che fare sintesi per giungere a proposte condivise pare propenso ad entrare nel dibattito interno alla sua maggioranza con proposte che vengono messe sullo stesso piano delle altre.
Ma forse questa situazione non è altro che la diretta conseguenza di quanto promesso in campagna elettorale: se gli unici obiettivi di governo sono la richiesta del 75% delle tasse in Lombardia e la macroregione, pare chiaro come sul resto si possa essere liberi di avere le opinioni più diversificate.
Ma il sospetto che dietro agli slogan manchino le idee, ormai, comincia a farsi strada.
Già, le idee… A che servono se l’unico obiettivo è quello di conservare l’esistente e far credere ai propri elettori di lavorare solo e sempre per tutelare i loro interessi (e spesso non si capisce neppure quali)? Pare questo il marchio di fabbrica di buona parte dell’attuale maggioranza, con buona pace di chi continua a sostenere che la Lombardia non ha ancora individuato una sua via per sopravvivere al nuovo disordine lasciato dalla crisi. E in una situazione del genere non ci si può ostinare a guardare al passato e ad appiattirsi sul presente.
Proprio per questo Pd e Patto Civico per Ambrosoli hanno partecipato volentieri alla nascita di Aspel (Associazione di Studi per la Lombardia), un gruppo di una quarantina tra docenti universitari e esperti di vari settori che, coordinati da Valerio Onida, si sono messi a disposizione per pensare alla Lombardia e fornire idee e supporto scientifico a chi ha intenzione di guardare al di là della pura e semplice gestione e manutenzione dell’esistente. Una bella notizia in una Lombardia che pare davvero a corto di idee, almeno se guardiamo alla maggioranza che la sta amministrando.
Mica solo in Lombardia mancano le idee. Non le ha la maggioranza, l’opposizione ne ha tante e confuse e in conflitto fra loro. poi c’è il movimento pentastellato, che afferma di averne. Boh.