Nei giorni scorsi l’assessore alla cultura di Regione Lombardia ha rilasciato pesanti dichiarazioni sul decreto Bray che, a inizio agosto, ha stanziato diversi milioni di euro per la cultura, cosa che non accadeva ormai da anni. L’ira dell’assessore si è concentrata, in particolare, su un finanziamento dedicato alla città di Firenze, tanto da farle ribattezzare il decreto in questione come “decreto Renzi”. E’ bene però fare qualche precisazione.
E’ la stessa Cappellini a darci, forse inconsapevolmente, una chiave di lettura più realistica. Ma ecco alcune delle sue dichiarazioni:
“Il Governo Letta evidentemente ha scelto di barattare gli interessi della Lombardia per mere dinamiche interne al suo partito di riferimento”. “Il decreto Bray si potrebbe chiamare decreto Renzi e le novità introdotte in Commissione cultura del Senato rappresentano un affronto alla Lombardia e alle sue istituzioni”.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto di cui stiamo parlando lo scorso 8 agosto. Nel testo originario venivano stanziati sì fondi per Firenze, ma per una riqualificazione degli Uffizi garantita anche, e soprattutto, da fondi messi a disposizione dal comune di Firenze.
Solo nel passaggio al Senato, come sottolinea la stessa Cappellini, è stato inserito un ulteriore stanziamento di 400mila euro con la specifica destinazione al Forum dell’Unesco da tenersi a Firenze. Ha ragione l’assessore a sottolineare come ci fosse già un impegno con la stessa Unesco per celebrare il detto Forum in Lombardia (presso la Villa Reale di Monza) in concomitanza con Expo, ma deve indirizzare i suoi strali non tanto verso il ministro Bray e il governo Letta in generale, quanto verso l’operato del Senato. Forse allora bisognerebbe ricordare che al Senato non sono tutti del Pd e neppure tutti renziani, ma nei banchi della camera alta siedono anche illustri rappresentati lombardi del Pdl e della Lega. Per citarne uno a caso, ricordiamo il nome di Roberto Formigoni che della nostra regione è stato personaggio piuttosto influente per quasi vent’anni. Perché non si sono accorti di nulla e hanno tranquillamente permesso che venisse introdotto l’emendamento in questione?
Il decreto ora è all’esame della Camera e potrebbe esserci spazio per qualche ulteriore correzione.
Non è comunque sparando addosso a un governo che, fino a prova contraria, ha fin qui avuto grande attenzione per Expo e la Lombardia (quale non si era registrata dagli esecutivi precedenti), o contro un ministro che è riuscito a restituire un po’ di risorse alla cultura italiana che si risolvono i problemi o si rilancia la cultura in Lombardia.
P.S.
Bisogna dare atto all’assessore Cappellini di essere riuscita a recuperare un po’ di fondi per la cultura in Lombardia, tamponando l’emorragia di finanziamenti che il bilancio regionale aveva fatto registrare negli ultimi due o tre anni. Nell’ultima seduta della Commissione cultura l’assessore si è poi presa la briga di venire a relazionare nel dettaglio sulle iniziative intraprese dal suo assessorato nei primi sei mesi di legislatura. Una scelta apprezzabile di cui la ringrazio pubblicamente. Rimane, comunque, la sensazione che le politiche culturali regionali si limitino a tentare di mantenere quanto fatto fin qui, senza particolari progetti di lungo respiro, ma di questi tempi, forse, non si può pretendere di più.