Il Decreto del Fare, attualmente in discussione in Parlamento, potrebbe contribuire a dare ossigeno all’economia, ma rischia di mettere in difficoltà diversi settori che già non godono di una salute di ferro.
E’ il caso dell’emittenza locale, perché una parte della copertura finanziaria necessaria al decreto verrebbe recuperata tagliando una percentuale dei contributi che il governo ha fin qui erogato alle TV locali sulla base della legge 488 del 98.
La coperta è corta, d’accordo, ma perché penalizzare un settore già così in difficoltà?
Da qui l’azione messa in campo dal PD grazie all’onorevole Vinicio Peluffo che ha presentato un emendamento in commissione indicando una copertura finanziaria alternativa in grado di salvare i contributi alle TV.
L’iter dell’emendamento è tutt’altro che scontato, ma è già stato considerato ammissibile e iscritto all’ordine del giorno della commissione.
Caro Fabio,
tu dici “La coperta è corta, d’accordo, ma perché penalizzare un settore già così in difficoltà?”
gli editori di giornali dicono “La coperta è corta, d’accordo, ma perché penalizzare un settore già così in difficoltà?”
l’associazione dei XXXXXX dice “La coperta è corta, d’accordo, ma perché penalizzare un settore già così in difficoltà?”
… il paese è a pezzi, non ci sono soldi per fare nulla e da qualche parte bisogna iniziare.
Tornando al caso specifico la crisi delle TV locali è figlia di tanti fattori: il passaggio al digitale, l’aumento dell’utilizzo di internet per avere anche notizie locali (prima prerogativa di queste TV) e sicuramente altro ma, principalmente, è dovuta alla diminuzione degli introiti pubblicitari.
Se non c’è un economia “viva” non ha senso fare pubblicità e quindi, in questa fase, non c’è molta speranza per queste reti, come per l’editoria locale, visto che anche i “big” nazionali (Rai e Mediaset) soffrono molto.
Tu dici che si penalizza un settore, ed è vero, ma che senso ha allungargli l’agonia? Lo stato nel 2012 a dato quasi 100 milioni alle TV Locali e diverse hanno comunque già chiuso.
Riportare tutti questi contributi “alla base” cercando di ridarli in reali tagli di tasse sarebbe una scelta sicuramente più saggia: mettere tutti sullo stesso piano per far crescere e sostenere chi è veramente bravo, senza “droghe” o “anestetici” di sorta.
Quanto dice Andrea è condivisibile. Tuttavia, il caso delle tv locali è differente rispetto ad altri, perché esse garantiscono pluralismo e informazione locale, contribuendo da un lato alla salvaguardia della libertà d’informazione e dall’altro a far girare l’economia locale dando voce a iniziative e realtà locali, attraverso i telegiornali, le trasmissioni di approfondimento e la pubblicità. Sui grandi canali nazionali le piccole realtà produttive non potrebbero andare, così come non vi riuscirebbero ad andare notizie e approfondimenti di interesse regionale promossi dalle istituzioni locali. Tutelare le tv locali significa insomma in qualche modo tutelare anche l’economia locale. Anche se, ha ragione Andrea, bisognerebbe inventarsi il modo di rendere tutto questo più produttivo.