Ieri nel tardo pomeriggio ho potuto visitare la mostra “La città nuova oltre Sant’Elia” a Villa Olmo di Como con la qualificata guida dell’assessore alla cultura del comune di Como Luigi Cavadini. Non è stata una scelta “alternativa”, visto che a Monza non ero stato invitato, ma è diventata una bella occasione per sviluppare qualche riflessione, anche su EXPO.
Le oltre 100 opere (alcune davvero sorprendenti) della mostra comasca conducono in un affascinante percorso attraverso l’idea di città e la progettualità che l’ha concretizzata negli ultimi 100 anni. Un cammino che, non a caso, parte dalle visioni futuribili del comasco Sant’Elia che oltre 100 anni fa proponeva dei disegni e delle sintesi abitativo urbanistiche che conservano ancora oggi una grande attualità.
La mostra evidenzia come le suggestioni di Sant’Elia abbiano trovato spazio nell’elaborazione di grandi interpreti delle arti pratiche novecentesche, dalle visioni cinematografiche del Fritz Lang di “Metropolis” ai grandi scenari urbani di Le Corbusier. Ma ciò che colpisce nel percorso della mostra è che, dopo gli anni ’60, si sia di fatto fermata la gara a immaginare la città del futuro e l’attenzione si sia concentrata sulla gestione dell’esistente o di parti molto settoriali della città. Lo sviluppo tecnologico ha reso possibile la realizzazione delle visioni novecentesche, ma pare aver inaridito lo spirito visionario che, con una buona dose di spinta ideologica ed elaborazione filosofica, aveva caratterizzato il cammino verso la città nuova.
Un paradigma che trova molti riscontri nel trionfo del capitalismo tecnocratico, che ha bisogno di tecniche e tecnici per funzionare e non vuole filosofi e pensatori che facciano perdere tempo e denaro.
La città nuova rischia allora di diventare una grande raccolta di ciò che esiste, svuotato di senso e di storia, ma perfettamente funzionante grazie ai prodigi delle nuove tecnologie. Nella mostra se ne ha un’efficace rappresentazione nei video della giovane cinese Cao Fei, che propone un’isola città che raccoglie gli edifici più simbolicamente rilevanti della Cina di oggi e di ieri. L’idea di città è così più vicina a un grande centro commerciale (con tanto di mega carrello per portare i nuovi edifici) che a un luogo in cui far coesistere e crescere relazioni, spazi di vita e pensieri comuni.
Ma veniamo alla riflessione su EXPO.
Mi pare che l’esposizione universale si collochi sull’ultima frontiera della mostra che ho appena descritto: una grande ricognizione dell’esistente messo a sistema, con l’ausilio della rete e delle nuove tecnologie. Manca, ma vorrei sbagliare, l’idea di una nuova riflessione sui modi in cui entrare nella prospettiva di una nuova visione socio-economica che porti davvero a costruire nuove energie per nutrire (non solo dal punto di vista alimentare) il pianeta.
Leggendo i resoconti giornalistici dell’evento di ieri a Monza, mi pare di cogliere nelle parole di Napolitano e Letta la necessità di sfruttare EXPO per restituire dignità, fiducia e futuro all’Italia. In quelle di Maroni la concretezza di chi teme ritardi e scrasità di risorse e vuole prima di tutto evitare sorprese e brutte figure.
Utile, per carità, anzi, fondamentale il richiamo del presidente Maroni, ma se EXPO sarà un successo solo dal punto di vista pragmatico e organizzativo e non farà nascere qualche idea e qualche stimolo per un nuovo paradigma di sviluppo rischiamo di fermarci alla visione della cinese Cao Fei.
L’ambizione, tornando alla mostra comasca, è invece quella di fare qualche passo oltre. Non a caso nei prossimi due anni Villa Olmo ospiterà due nuove tappe della Città nuova, con l’idea di stimolare il ritorno della progettazione e del sogno della città del futuro.
Perché, se ci fermiamo alla concezione che la vita delle nostre città sia riassumibile dall’idea di un grande centro commerciale, rischiamo di rimanere fermi alla logica del consumo che non apre al futuro e non costruisce fiducia, ma si limita a prendere atto dell’esistente e a tentare di conservarlo e difenderlo (con la paura di non riuscirci).
Vi ho già “rotto” a sufficienza (un sincero plauso a chi ha resistito fin qui!).
Comunque, per EXPO bisogna attendere ancora circa 600 giorni, se volete invece dare un’occhiata alla mostra “La città nuova oltre Sant’Elia” dovete fare in fretta: chiude il 14 luglio.