La circolare dell’assessore all’istruzione della provincia di Milano che chiede alle scuole del milanese di prevedere per il prossimo anno un orario distribuito su soli 5 giorni settimanali ha creato molto dibattito. Rilancio un paio di interessanti riflessioni che mi sono giunte via posta elettronica.
Sono contributi firmati per esteso, ma, visto che nn ho chiesto il permesso agli autori, preferisco indicare unicamente le sigle.
Ci risiamo con la scuola e i tempi risicati.
Da anni ormai è stato deciso di togliere il sabato a molte scuole elementari e medie. Ora si arriva alle scuole medie superiori.
Non mi stupisco della cosa poiché era nella prospettiva di un mondo che non crede nella scuola.
Ma io sono rimasto scandalizzato più per le scuole elementari e medie che non non per le scuole medie superiori. E scandalizzato che in nessuna scuola elementare e media, mi pare, si sia alzata la voce da parte dei genitori e da parte degli insegnanti e soprattutto dagli psicologi ed esperti di didattica per questa riduzione di giorni. Formalmente si resta nelle 30-32 ore, ma si accorpano le ore in 5 giorni per cui ai ragazzi, ritagliate le ore a 50 minuti si arriva a 6 ore al giorno, tutte di mattina, per lo più, poiché ci si è preoccupa di non fare il tempo pieno.
Allora ogni frequentante la scuola sa che il massimo dell’attenzione resta sulla soglia di 4 ore la mattina. Ho fatto scuola e lo so. Se c’era una quinta ore la si sapeva improduttiva. Ora ce ne sono 2 ore in più e sono sprecate, formalmente utilizzate ma vuote per l’attenzione delle persone. Si attiva così a garantire formalmente 30 ore e ad utilizzarne 20, se va bene.
Ci rendiamo conto che ai ragazzi si toglie sempre più la possibilità di un lavoro continuativo, utilizzabile, sereno e costruttivo? Ripeto, per salvare i pomeriggi il lavoro scolastico, si lascia solo al mattino, spesso, il tempo scolastico con un affastellamento di ore buttate. Chi ci va di mezzo sono proprio i ragazzi che non hanno interessi culturali, e a casa non c’è il clima di attenzione per la scuola e la conoscenza. A loro, in particolare, serve il più possibile una continuità.
Si accetta sempre più l’ignoranza di chi è sprovvisto di altre agenzie culturali. Ci vanno di mezzo i poveri. Ci si potrebbe riferire a don Milani per ripensare alla preoccupazione dei ragazzi, figli di contadini che lavoravano nei campi o nelle stalle. Lui aveva capito che per riscattare i ragazzi da un ambiente impostato sulla moda, il danaro, la subordinazione e l’ignoranza bisognava fare una scuola intelligente, di ricerca, di solidarietà e sostegno reciproco.
Da noi i ragazzi non lavorano, ma buttano il tempo, più ignoranti degli altri se non seguiti, e appiccicati alla televisione per un certo tempo e in giro, a zonzo nei bar, più grandicelli.
Certo, si dice che i genitori sono contenti e gl’insegnanti anche. Per i genitori lo immagino perché si angosciano di meno e a questi problemi non ci pensano spesso. Per gl’insegnanti non so, quando si rendono conto della povertà dei risultati.
Molte parrocchie si stanno preoccupando, in situazioni e progetti diversi, a fare dei doposcuola. Sono preziosi ma, purtroppo, spesso sono temporanei: due o tre giorni la settimana.
Ci si stupisce se qualcuno cerca la scuola privata? Se lo fa ha dei motivi propri, certo, ma credo che unisca anche la speranza di maggiore continuità per la maturazione culturale dei propri figli. Ma chi si rende conto e non può?
E ci si stupisce se i ragazzi sono sempre più lontani dall’amore allo studio?
Ti ringrazio della pazienza che hai avuto a leggermi, e ti ringrazio soprattutto del tuo lavoro continuativo di informazione e di stimolo politico di cui abbiamo bisogno per superare la continua maledetta rassegnazione che si risolve in sfogo e rifiuto di ogni impegno politico.
Buon lavoro
D. R. C.
Questa volta mi permetto di rispondere perchè tra le altre notizie ne trovo una che mi coinvolge particolarmente come genitore, quella sulla chiusura scolastica del sabato. Vorrei aggiungere quest’informazione che forse non è nota a chi non ha figli a scuola. Mia figlia, come molti altri ragazzi, segue un programma di doppio diploma italiano e francese al liceo Leonardo da Vinci di Milano. Al termine dei 5 anni di liceo i ragazzi affronteranno una doppia maturità italiana e francese e durante l’anno aggiungono alle ore previste dal piano di studi ore aggiuntive per questo doppio diploma per un totale di 34 ore a settimana. Con un orario su 5 giorni, la proposta è di avere 6 un giorno con 6 ore consecutive, 3 con 7 ore consecutive (!!!) e uno con 8 ore e una pausa a metà. Se ciò avvenisse pensiamo di cambiare scuola.
Francamente a questo punto si potrebbe pensare a chiudere definitivamente le scuole con un risparmio ancora maggiore
cordialmente
M. P.
Personalmente ritengo che eliminare il sabato non sia sbagliato. Sbagliato è farlo senza una riorganizzazione complessiva dell’attività scolastica. Se le scuole diventassero il luogo non solo dove seguire le lezioni, ma anche studiare e fare sport e laboratori culturali, sono convinto che la media della preparazione dei ragazzi migliorerebbe di molto. Se così fosse, il sabato e la domenica sarebbero finalmente dedicate alla famiglia e, per chi è più in difficoltà, a rimettersi in pari con la classe.