Dopo tante giornate convulse e confuse, finalmente un raggio di sole sulla vicenda San Raffaele.
Il 10 maggio 2013 speriamo venga ricordata come la giornata dei due accordi e come il preludio per un nuovo corso dell’ospedale fondato da don Verzè.
Dopo una nottata di trattative, rappresentanti dei lavoratori (questa volta le sigle sindacali ci sono tutte!) e delegati della proprietà hanno sottoscritto un accordo che prevede il rientro al lavoro del personale già licenziato, lo stop alla procedura di licenziamento collettivo (erano autorizzati 244 esuberi) e un programma di risanamento che si basa sullo smaltimento ferie residue e su tagli di retribuzione nell’ordine del 9% in media.
L’impegno è di verificare periodicamente l’attuazione del programma e la situazione economico finanziaria dell’ospedale per attuare eventuali correttivi agli accordi.
Ora il preliminare di accordo deve essere confermato dai lavoratori entro il 16 maggio. Ricordo che fu proprio questo passaggio, alla fine dello scorso gennaio, a far saltare l’accordo raggiunto pochi giorni prima e a dare inizio alla procedura di licenziamento. Allora la vittoria dei no fu da alcuni interpretata come un sussulto di dignità dei lavoratori nei confronti dell’arroganza della nuova proprietà, ma fu anche una secca sconfessione dell’operato dei sindacati confederali. Ora il clima pare cambiato, c’è dunque nulla di scontato, ma la sensazione è che ci sia maggiore consapevolezza riguardo il fatto che l’ospedale rischi davvero di buttare a mare il suo patrimonio di competenze umane, scientifiche e di cura.
L’accordo non risolve tutti i problemi e carica sui dipendenti buona parte del peso dei risanamento della struttura.
L’alternativa che passa dai licenziamenti mi pare però ancora più pesante.
Colgo l’occasione per ringraziare l’assessore Aprea che, forte del mandato unanime ricevuto dal Consiglio regionale, ha sollecitato fino in fondo le parti a trovare un accordo. Un sentito grazie va anche alla struttura dell’Arifl (in primis al direttore generale Matone) che ha condotto con grande equilibrio l’intera mediazione che aveva davvero pochi margini di buona riuscita.
Il testo dell’accordo siglato ieri mattina
Buone notizie anche sul fronte dell’Università San Raffaele.
L’amministrazione dell’Irccs Ospedale San Raffaele ha “accolto la proposta di mediazione del ministro Maria Chiara Carrozza con spirito di collaborazione e volendo tutelare al massimo grado gli interessi e le legittime aspettative di studenti, specializzandi, dottorandi e docenti”, si legge in una nota diffusa dalla proprieta’ del San Raffaele. “La soluzione adottata e’ un ponte che consente l’avvio del prossimo anno accademico ma che non risolve alla radice i problemi dell’Universita’ Vita-Salute e dei sui rapporti con l’Irccs Ospedale San Raffaele”.
Con la mediazione del ministro Carrozza, si è giunti a una modifica del Consiglio di Amministrazione che sarà composto da 5 membri designati dall’Associazione Monte Tabor (le sigille, per intenderci) e da 3 scelti dalla nuova proprietà dell’ospedale.
Il nuovo presidente al CdA sarà Roberto Mazzotta, già amministratore delegatodi BPM e politico di lungo corso.
“C’e’ un anno di tempo per definire come andare avanti, perche’ le due strutture non possono proseguire l’una senza l’altra, – ha dichiarato il ministro – e penso che entrambe le parti vogliano proseguire l’esperienza. Noi, come Miur, abbiamo cercato di trovare un accordo nel segno della ragionevolezza, perche’ abbiamo a cuore la qualita’ della ricerca”. I numeri di accesso alle immatricolazioni e alle specializzazioni, ha concluso il ministro, saranno gli stessi fissati nell’ultima convenzione.
Anche in questo caso una soluzione positiva, ma provvisoria. Nei prossimi mesi si dovrà individuare l’assetto definitivo dell’ateneo con due obiettivi: definire in modo stabile i rapporti con l’ospedale e non disperdere l’originalità e l’unicità dell’esperienza formativa di questi anni. Per dirla altrimenti, la tregue tra sigille e Rotelli deve trasformarsi in alleanza (cosa non semplice, ma necessaria).
E’ importante che ci siano accordi proficui , che diano basi solide su cui rendere sostenibile l’attività sanitaria. Il S. Raffaele probabilmente partiva da una posizione privilegiata:un giro di lavoro pazzesco, stipendi alti, benefit, appoggio della Regione Lombardia,, forte coinvolgimento universitario, etc. Non tutte le strutture sanitarie private partono da queste posizioni, ma si spera che una concertazione sana e oggettiva porti a un equilibrio stabile. Così come si lavora adesso, e con i debiti accumulati per cause di forza maggiore, non credo sia possibile andare avanti.