La Lombardia bocciata sulla scuola

25 Aprile 2013 di fabio pizzul

Eravamo stati facili profeti: la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 76 pubblicata in data 24 aprile 2013, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 8 della legge della Regione Lombardia 18 aprile 2012, n. 7 (Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione). La norma in questione è quella che stabiliva per le scuole lombarde la possibilità di bandire “concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, per reclutare il personale docente con incarico annuale necessario a svolgere le attività didattiche annuali e di favorire la continuità didattica”. Si tratta del cosiddetto reclutamento diretto dei docenti che era stato sbandierato dall’assessore regionale all’istruzione Valentiva Aprea come la possibile soluzione dei problemi delle scuole lombarde.

La suprema Corte ha stabilito che la norma è in contrasto con quanto stabilisce l’articolo 117 della Costituzione che affida allo Stato la competenza in materia di ordinamento scolastico, in particolare in merito al reclutamento del personale che è alle dipendenze dello Stato e non delle singole Regioni.
Regione Lombardia poteva evitare questa figuraccia. Nel dibattito consiliare avevamo più volte messo sul chi vive la Giunta e la maggioranza che non avevano però voluto sentir ragioni in nome di un evidente atteggiamento di arroccamento ideologico, all’insegna della pura propaganda (qui un post che scrissi all’epoca).
L’assessore Aprea si è nascosta dietro il paravento dell’autonomia scolastica,” continua Pizzul “ma questa non si costruisce certo con forzature legislative o sterili fughe in avanti. Occorre piuttosto passare attraverso una piena valorizzazione della responsabilità delle singole scuole che, in collegamento con il territorio e le istituzioni locali, possono migliorare la loro offerta didattica. Un percorso che deve passare però anche da un rinnovato investimento sulla scuola che non può sopportare ulteriori tagli e deve, anzi, essere destinataria di investimenti economici e veder valorizzato il ruolo del personale.
L’eventuale affidamento della gestione degli insegnati alle regioni” conclude il consigliere regionale PD “non può passare da fughe in avanti di singole regioni, ma da provvedimenti e accordi che coinvolgano tutte le realtà italiane e passino dall’inevitabile coinvolgimento dello Stato che è chiamato a garantire la qualità e la continuità dell’offerta formativa sull’intero territorio nazionale.
Una curiosità, per concludere: il redattore della sentenza della Corte è Sergio Mattarella, uno dei possibili candidati al Quirinale emersi nei convulsi giorni che hanno preceduto la riconferma di Napolitano. Evidentemente Mattarella non si è curato molto delle voci sul suo conto e ha preferito continuare a fare il suo lavoro. Mi pare una bella testimonianza di servizio alle istituzioni.

Il testo della sentenza della Corte Costituzionale

2 commenti su “La Lombardia bocciata sulla scuola

  1. Riccardo

    Riccardo De Benedetti Però la normativa nazionale è fin troppo lacunosa e permette trucchi assurdi. Ho una parente stretta che fa la maestra elementare. Una sua collega si ammala per 15 giorni. Chiamano una supplente. Viene dalla Sicilia. Dopo due giorni accusa una gravidanza morbosa. Con certificazione del medico del suo paese. A questo punto la norma prevede che la supplente venga pagata per i nove mesi della sua gravidanza. Al posto suo è stata chiamata un’altra supplente. I conti sono presto fatti e un’istruzione così congegnata non è sicuramente migliore della soluzione offerta dal reclutamento regionale. Queste sono le cose che vanno messe a posto altrimenti tutto va in vacca e non c’è alcuna soluzione equa. La norma che permette il trucchetto è costituzionale?

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  2. sara_finzi@libero.it

    si una fuga in avanti senza una legge dello stato che sancisca questa autonomia, ma francamente io concordo con la possibilità per un anno di sperimentare l’autonomia.

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