Giorgio Napolitano succede a se stesso nel ruolo di Presidente della Repubblica.
Dopo i giorni della tensione che ha accompagnato le camere riunite (e bloccate) in seduta congiunta per l’elezione del Presidente, il quadro istituzionale italiano torna a muoversi. Ma le perplessità, i distinguo e le tensioni non mancano.
Propongo qualche mio pensiero con la consapevolezza di rischiare di andare incontro a più di una critica.
Il discorso integrale del presidente Napolitano alla Camera
Il discorso di Napolitano alle camere era molto atteso e, almeno dal mio punto di vista, non ha deluso.
Molti richiami alla responsabilità, nessuna indulgenza nei confronti delle forze politiche, grande consapevolezza dei drammatici problemi del Paese. Dopo i giorni della follia e della contrapposizione, il Presidente ha messo i parlamentari di fronte alla necessità di fornire risposte al Paese, ai cittadini italiani.
Chi si attendeva indicazioni riguardo la strada concreta da seguire nella formazione del tanto agognato governo, ha trovato pane per i suoi denti:
la condizione è dunque una sola : fare i conti con la realtà delle forze in campo nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il governo e quali siano le esigenze e l’interesse generale del paese. Sulla base dei risultati elettorali – di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no – non c’è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze. Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto – se si preferisce questa espressione – si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale.
Chi in queste ore sta manifestando legittimamente insofferenza o fatica di fronte a possibili intese con forze politiche diverse può riflettere su un altro passaggio di Napolitano:
Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione, di un diffondersi dell’idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche. O forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione – fino allo smarrimento dell’idea stessa di convivenza civile – come non mai faziosa e aggressiva, di totale incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti.
Non è facile uscire da anni di reciproche scomuniche e mancato riconoscimenti. Non è neppure semplice digerire il fatto che chi fino a due mesi fa utilizzava parole di dura contrapposizione e toni accesi ora si cali nel ruolo di statista con alto profilo di sensibilità e responsabilità istituzionale. Il sospetto di venire “fregati” per l’ennesima volta da abili manovre di trasformismo e comunicazione è dietro l’angolo. Tutto vero, ma per credo che il Presidente della Repubblica abbia indicato un valido motivo per rischiare e mettersi in gioco:
offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi : passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l’Italia.
Parole retoriche? Forse sì, ma l’invito a metter da parte legittime partite personali per tentare di ricostruire un Paese all’altezza della sua storia e delle sfide che lo attendono mi pare autorevole e necessario.
Anche a me sarebbe piaciuto un governo di cambiamento che potesse davvero mettere alla prova la capacità di novità e riforma che il centro sinistra ritiene di avere, ma il confronto con la dura realtà dei numeri e con le regole delle istituzioni chiede un altro tipo di impegno e un diverso cammino. Sapersi confrontare con il limite e trovare gli strumenti giusti per superarlo e trasformarlo in opportunità è un segno di maturità. Vivendo la responsabilità non si perdono gli ideali e le idee, li si custodisce e coltiva in modo diverso. Credo che sia un passaggio necessario, anche se faticoso. Per riacquistare (o conquistare) credibilità di fronte ai cittadini.
P.S.
Vedere deputati e senatori (soprattutto quelli non al primo mandato) applaudire convinti le parole con cui il Presidente stigmatizzava l’inconcludenza dell’azione del Parlamento mi ha fatto un po’ impressione. Speriamo non sia solo cortesia istituzionale, ma possa davvero essere il primo passo per una nuova stagione parlamentare.
ci sono errori di fondo che il pd ha fatto perchè la sua dirigenza e disgregata e non fa sintesi!
certo oggi bisogna concretamente fare intese circoscritte, legge elettorale, e temi economici imprescindibili e poi andare al voto. Non scaricata la responsabilità sui 5 stelle perchè la responsabilità è nel pd! e nel suo gruppo dirigente inetto e mimmificato da lungo tempo! Questi 20 anni hanno affossato il paese e ucciso un’intera classe di persone i giovani nati dall’80 in poi! colpevole anche il sindacato molto colpevole tanto che io propongo un sindacato confederale riformato! unico nelle sue istanze e con poteri decisionali nei consigli di azienda e non ai vertici di una carrozzela politicante fatta istituzione che pensa solo alla politica. Non ho più tempo per la gente che non vuole esprimersi e pagare in concreto per idee ma soprattutto per cose concrete. Il pci è morto finalmente in questa leggislatura ed anche la dc.