Vi rilancio l’editoriale dell’ultima newsletter del gruppo regionale del PD.
Un Maroni bifronte ha presentato ufficialmente il suo programma di governo al Consiglio regionale.
Un discorso deludente, caratterizzato da lungo elenco di cose da fare, presentato con stile dimesso e senza alcuna pretesa di dare una prospettiva, una visione per la Lombardia che vada al di là delle parole d’ordine macroregione e 75% delle tasse ai lombardi, già consumate dalla campagna elettorale.
Unici guizzi quelli dedicati alle imprese, grazie all’apporto di quello che si annuncia essere uno degli assessori di punta della sua squadra ancora molto inesperta, Massimo Garavaglia: una manovra choc per le imprese, con più di 1 miliardo di fondi messi a disposizione del tessuto produttivo lombardo, e il benservito, entro la fine dell’anno, ad Equitalia, nemico giurato di ogni leghista doc. Positiva l’idea (che vederemo se e quando si trasformerà in realtà) di smobilizzare i crediti delle pubbliche amministrazioni verso le aziende per 500 milioni di euro, apprezzabile la volontà di dare un segno tangibile di vicinanza alle PMI lombarde, un po’ meno l’accanimento preconcetto contro Equitalia e l’idea di sostituirla con chissà che cosa di rito padano (analoghi esperimenti altrove hanno dato risultati non lusinghieri).
Per il resto, Maroni ha presentato un lunghissimo elenco di cose che vorrebbe fare, a tratti generico, a tratti elusivo e superficiale, come nel caso della sanità e dei servizi sociali, vero “core business” della regione che il governatore ha liquidato con pochi cenni e l’idea di poter coniugare secondo il binomio continuità-innovazione, parte di un’equazione bella da scrivere ma difficile da risolvere a causa delle troppe incognite presenti.
Tante parole anche sulla macroregione, ampiamente sostenuta dall’ideologo del movimento Stefano B. Galli che si è tolto la soddisfazione di citare per ben 4 volte il suo maestro e padre nobile della Lega Gianfranco Miglio come mentore di un’innovazione che ci pare rivolta al passato più che al futuro e a quella troppo evocata e poco praticata innovazione.
E’ forse innovativo il pacchetto di nomine appena varato dalla giunta per importante aziende sanitarie ed ospedaliere? E’ innovativa l’idea che il Nord possa bastare a se stesso? E’ innovativa l’ipotesi di una valuta padana parallela all’Euro?
L’altra faccia di Maroni è emersa invece nella replica che ha concluso il dibattito consiliare e che è durata poco meno del discorso iniziale. Un Maroni meno banale e molto concreto, che ha risposto puntualmente ad ogni consigliere intervenuto, dimostrando un’attenzione all’assemblea e una disponibilità al confronto che rappresentano una vera discontinuità rispetto al suo predecessore.
Anche il clima in consiglio è parso diverso, con più attenzione e più serietà nell’ascoltare gli interventi di tutti, senza la pretesa di avere già capito tutto o il retro pensiero che i giochi si faranno altrove.
Non sono mancate anche aperture alla collaborazione con l’opposizione, ma per il momento siamo solo alle buone intenzioni infiocchettate con belle parole: se il tutto dovesse limitarsi alla gentile concessione della presidenza della Commissione speciale antimafia, saremmo di fronte a una pantomima difficilmente accettabile.
Vedremo se il Maroni bifronte di questi primi giorni svelerà presto la vera faccia con cui intenderà governare i lombardi. Da parte nostra, come hanno ben sottolineato il capogruppo del PD Alfieri e Umberto Ambrosoli nei lori interventi, nessuna preclusione e nessuna opposizione ideologica, ma la garanzia di essere intransigenti di fronte a vuote parole di propaganda e ad ogni scivolamento verso un’ormai cronica occupazione di potere e poltrone.
Maroni ha detto di voler governare nell’esclusivo interesse dei cittadini lombardi. Su questo, può stare tranquillo, lo seguiremo.
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