Per iniziare con il piede giusto

11 Marzo 2013 di fabio pizzul

Ha creato qualche malumore la mia intervista pubblicata ieri da “La Repubblica” sulle pagine milanesi. Al centro dei mal di pancia, a quanto mi è parso di capire, soprattutto due passaggi, quello in cui ho affermato che il PD non ha fatto campagna elettorale in Lombardia affidando la corsa ai singoli candidati al ruolo di consigliere e quello relativo alla riflessione sull’eventuale gruppo unico del centro sinistra in regione.
Qui trovate l’intervista Repubblica 10 marzo 2013
E qui di seguito qualche mia ulteriore riflessione.
Aiutatemi a capire se le mie considerazioni vi paiono centrate o meno.

Sulla questione della campagna elettorale provo ad esplicitare ulteriormente il mio pensiero.
La mia non è un’accusa contro nessuno, suona piuttosto come tentativo di autocritica. La campagna elettorale c’è stata e la generosità e l’impegno di tutti non è mancato, a tutti i livelli del PD lombardo. Non c’è stata però una vera e propria campagna comune di tutto il partito lombardo. E’ stata progettata una campagna di comunicazione che però in giro non s’è vista. Sono mancate le due o tre proposte semplici e chiare (in grado di contrastare la brutale semplificazione del 75% di Maroni). Non c’è stato un coordinamento tra i candidati che hanno corso per conquistare preferenze, che si sono spesi in molti incontri sul territorio, ma hanno fatto fatica a lanciare messaggi comuni per un’idea condivisa e strategica della nuova Lombardia.
Mi si potrebbe obiettare che il compito di dare unità alla proposta spettava al candidato presidente Ambrosoli. E’ vero. Umberto ha svolto questo ruolo con crescente entusiasmo e credibilità, ma la sua oggettiva debolezza a livello di riconoscibilità e notorietà avrebbe potuto essere sostenuta da una presenza più chiara e incisiva del PD a livello di proposte sintetiche ed efficaci.
Un semplice (per modo di dire) problema di comunicazione e di risorse? Forse, ma continuo a credere che non siamo riusciti a trovare la chiave giusta per raccontare ai lombardi, soprattutto quelli più distratti, come avremmo voluto cambiare la regione e archiviare la stagione formigoniana. Faccio notare che ho usato la prima persona plurale, il che significa che mi ci metto dentro fino al collo anch’io in questo incompiuto tentativo di dare forza e credibilità alla proposta del centro sinistra.

I punti principali del programma di Ambrosoli e del PD erano: Europa, sviluppo, lavoro e legalità con l’obiettivo principale di arrivare a incrementare l’occupazione dall’attuale 65% al 70% della popolazione. Temi condivisibili e necessari, ma come sono arrivati concretamente ai lombardi?

Veniamo alla seconda questione: gruppi separati tra PD e Lista Ambrosoli o gruppo unico in Consiglio regionale?
Premettendo che non è una questione epocale o il primo problema dei lombardi oggi, dico che mi sarebbe piaciuto potermi confrontare con un po’ di calma con tutti gli interessati, ovvero i colleghi consiglieri del PD e della Lista Ambrosoli. Come PD ci siamo visti brevemente martedì scorso, con gli amici civici non ci siamo proprio incrociati (e non tutti) se non, di sfuggita, durante la riunione del Comitato per il Patto civico di venerdì scorso.
Dal punto di vista pratico probabilmente i due gruppi sono più funzionali all’attività consiliare, dal punto di vista simbolico il gruppo unico potrebbe garantire un’innovazione capace di dare un segnale significativo riguardo la continuazione dell’impegno e del progetto che ha sostenuto la candidatura Ambrosoli.
L’importante è che comunque si costruisca una stretta collaborazione tra tutte le forze del centro sinistra, con gruppo unico o senza. Con uno sguardo che vada oltre l’attività consiliare per parlare ai cittadini, per valorizzare l’attività di circoli e presidi territoriali di partito e non, per consolidare le reti e le relazioni che si sono inaugurate durante la campagna elettorale.
Vorrei solo che il centrosinistra, PD in testa, fosse sempre più capace di uscire dal Palazzo.
Tutto qui.

Un commento su “Per iniziare con il piede giusto

  1. Ferdinando Mandara

    Io non sono un esperto di campagne elettorali, ma mi stupisco sempre quando si arriva a definire un candidato pochissimi mesi prima delle elezioni. Soprattutto se non si può e non si vuole basare la campagna su facili slogan e promesse campate per aria. Quanto più serio e realistico è il messaggio,
    tanto più tempo ci vuole per farlo arrivare a destinazione.
    Morale: bisogna cominciare a pensare ADESSO alle prossime elezioni regionali. Se Ambrosoli dimostra nel modo di fare opposizione di meritarsi un’altra chance, avrà anche il tempo e il modo di battere le località periferiche, per parlare e per ascoltare.
    E magari di essere pronto anche nel caso, augurabile, che Maroni – causa disfacimento del PDL – non dovesse durare cinque anni.

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