Le piccole e medie imprese sono il nerbo dell’economia lombarda. I dati parlano chiaro: la Lombardia è la regione più imprenditoriale d’Europa, con oltre 820 mila imprese precede l’Ile de France (628 mila imprese) e la Cataluna (547 mila imprese). In Lombardia c’è una impresa quasi ogni 10 abitanti (rapporto imprese su popolazione: 8,4%), rispetto a poco meno di una impresa ogni 20 abitanti in Europa (4,3%). Con il 2% della popolazione dell’Europa, la Lombardia dispone del 4% delle imprese totali attive. Si tratta per lo più di imprese piccole: in media l’impresa lombarda ha 4,2 addetti, rispetto ai 9,8 europei. Ben 196 regioni (su 262) in Europa presentano una dimensione media di impresa superiore a quella lombarda.
A fronte di questi dati, la crisi sta colpendo duramente le PMI ed è per questo urgente varare misure straordinarie per sostenere questo comparto produttivo. Umberto Ambrosoli ha varato il “Manifesto per le Piccole e Medie imprese” che sintetizzo qui di seguito.
1) “Patto fiscale” con le imprese lombarde per la riduzione dell’Irap. L’Irap è il principale strumento fiscale a disposizione della Regione: assicura un gettito di circa 8 miliardi/anno (25% delle entrate). Per le imprese lombarde si tratta di un onere pesante: circa 7 mila euro/anno per azienda. La Lombardia è la regione col minore tasso di evasione dell’Irap, ma è anche quella dove l’evasione raggiunge l’ammontare assoluto più elevato (40 miliardi di euro di imponibile evasi). Regione Lombardia è rimasta sostanzialmente passiva nella gestione della politica fiscale. Nasce così l’urgenza di un patto fiscale tra Regione Lombardia e le imprese lombarde. Ed ecco l’impegno:
– deliberare nella legge finanziaria per il 2014 una riduzione dell’aliquota IRAP ordinaria dal 3,9 al 3,65% (costo stimabile di 350 milioni di euro, finanziabile attraverso risparmi di spesa);
– creare, entro settembre 2013, un osservatorio sull’Irap con compiti di definire una strategia condivisa di misurazione dell’evasione dell’Irap, suddivisa per settori e basata sulla metodologia già adottata dall’Agenzia delle entrate, di monitorare l’andamento delle dichiarazioni Irap delle aziende lombarde, suddivise per settore e dimensione, di quantificare l’ammontare presunto dell’evasione in ciascun anno e in ciascun settore
– deliberare, nelle successive leggi finanziarie, la riduzione dell’aliquota Irap corrispondente alla base imponibile emersa secondo le indicazioni provenienti dall’osservatorio
– differenziare la riduzione di aliquota in base ai settori, in modo da premiare di più quelli nei quali lo sforzo di emersione è maggiore
– adottare le decisioni nell’ambito di un processo condiviso, documentato e trasparente.
2) Rafforzamento patrimoniale dei Confidi per agevolare l’accesso al credito delle PMI.
In Lombardia operano circa 50 Confidi accreditati, la maggior parte dei quali ha sede nella regione, costituiti dalle Associazioni di categoria (industriali, artigiani, coop, agricoltori).
3) Potenziamento del ruolo degli Enti bilaterali per ottimizzare le politiche di formazione e di reinserimento dei lavoratori. Gli Enti bilaterali sono enti privati costituiti dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro di una determinata categoria professionale. Sono costituiti liberamente, in termini paritetici. E hanno diversi scopi: mutualizzazione di obblighi retributivi (per esempio, mensilità aggiuntive, ferie) per lavoratori che cambiano spesso datore di lavoro (per esempio, nell’edilizia); formazione professionale; sicurezza del lavoro; prestazioni assistenziali. Per raggiungere questo obiettivo è necessario far sì che gli Enti bilaterali possano agire autonomamente su scala regionale.
E’ poi fondamentale mettersi nella scia dello Small Business Act europeo, attivo fin dal dicembre 2008, ma non valorizzato a sufficienza in Lombardia.
Lo SMA prevede dieci principi finalizzati allo sviluppo di un ambiente favorevole all’imprenditorialità al fine di agevolare la creazione di PMI, in particolare fra le donne e gli immigrati, e di incoraggiare i trasferimenti di imprese, soprattutto delle PMI familiari.
1 – Creazione di reti di imprese e lo scambio di esperienze. Gli Stati membri devono adottare misure nei settori dell’insegnamento, della formazione, della fiscalità e dell’assistenza agli imprenditori.
2 – Sostegno agli imprenditori onesti che desiderano riavviare un’attività dopo aver sperimentato l’insolvenza.
3 – Formulazione di normative conformi al principio “Pensare anzitutto in piccolo”. Prima di adottare nuove normative, la Commissione e gli Stati membri devono valutare il loro impatto attraverso una “prova PMI”, condurre consultazioni delle parti interessate, ricorrere a misure specifiche per le piccole imprese e microimprese in materia d’informazione e di relazione.
4 – Adattamento delle pubbliche amministrazioni alle esigenze delle PMI ed eliminazione degli ostacoli amministrativi.Gli Stati membri devono ricorrere quanto più possibile a procedure semplificate, all’e-government e a soluzioni a sportello unico e devono impegnarsi ad accelerare le procedure necessarie a fondare un’impresa e ad avviare le attività commerciali.
5 – Adeguamento dell’intervento politico pubblico in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici e di concessione degli aiuti di Stato. La Commissione deve in particolare presentare un Codice di buone pratiche , destinato alle autorità contraenti per le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici, e un Vademecum sugli aiuti di Stato alle PMI. Gli Stati membri devono adottare misure specifiche per le PMI e informare meglio quest’ultime sulle opportunità esistenti.
6 – Ricorso a tipi di finanziamento diversificati, quali i capitali di rischio, il microcredito o il finanziamento mezzanino.
Gli Stati membri devono avviare nuovi programmi d’incentivo agli investimenti, sfruttando al contempo le possibilità offerte dai fondi comunitari.
7 – Adeguamento della politica del mercato interno alle caratteristiche delle PMI e miglioramento della sua governance e visibilità: le PMI devono beneficiare e non sentirsi minacciate dalle opportunità offerte dal mercato unico, in particolare grazie ai sistemi dei brevetti e del marchio comunitario.
8 – Rafforzamento del potenziale d’innovazione, di ricerca e di sviluppo delle PMI, in particolare attraverso l’acquisizione delle competenze necessarie da parte degli imprenditori e del loro personale, il raggruppamento delle imprese in cluster e il coordinamento delle iniziative nazionali.
9 – Trasformazione delle sfide ambientali in opportunità nell’ambito della produzione e commercializzazione di prodotti e servizi.
10 – Apertura delle PMI ai mercati esterni. Le PMI devono ricevere maggiore assistenza per poter superare le barriere commerciali nei mercati esterni all’UE e in particolare nei mercati emergenti.