Garantire il diritto allo studio è garantire equità e sviluppo. Regione Lombardia in questi anni non ha fatto la differenza rispetto al panorama nazionale. Il sistema universitario, ha visto sì aumentare il numero di laureati – anche se l’Italia resta fanalino di coda europeo – ma con esso si sono allungati terribilmente gli anni post-laurea da destinare alla formazione per poter entrare nel mercato del lavoro. Nello stesso tempo è andato diminuendo il grado di preparazione ottenuto dagli studenti a parità di livello scolastico rispetto ai loro predecessori. Il risultato è che, mentre le famiglie più benestanti hanno potuto continuare a garantire formazione ai propri figli anche oltre il conseguimento della laurea, quelle a reddito basso non hanno potuto fare altrettanto. In questo modo i giovani che provengono da famiglie meno abbienti, se non possono contare su qualche raccomandazione – strumento che si conferma troppo spesso decisivo anche a causa del frammentato sistema italiano del lavoro e della mancanza di servizi adeguati in tal senso -, faticano a confrontarsi alla pari con i loro coetanei più benestantii.
Il compito di una società matura dovrebbe essere quello di garantire anche a chi ha meno risorse di confrontarsi quanto più possibile alla pari con gli altri: questo aiuta a costruire una società non solo più equa, ma anche più capace di puntare sulla conoscenza e sulla qualità.
Cosa può fare Regione Lombardia, nell’ambito delle sue competenze, per cambiare migliorare le cose?
Sul piano programmatico è chiaro che si debba adottare quanti più servizi possibili per aumentare il livello formativo del sistema lombardo e favorire l’inserimento dei giovani sia nella ricerca che nel mercato del lavoro basandosi sul merito.
Già nell’immediato, però, credo sia opportuno fare qualcosa di concreto. Occorrerebbe infatti che la Regione aumentasse la sua quota di risorse da destinare alle borse di studio per gli studenti meritevoli, voce che nel complesso è andata via via calando: 51.210.770 euro nel 2008/2009, 43.315.878 euro (coprì il 74,78 % delle richieste) nel 2010/2011, 38.544.676 euro nel 2011/2012 (così suddivisa: 26.951.814 euro sono il gettito derivante dalla tassa regionale – che pagano gli studenti iscrivendosi – per il diritto allo studio, 9.955.333 euro il contributo statale, solo 1.178.000 euro le risorse autonome regionali).
Schematizzo infine qualche criticità e qualche proposta specifica sulla quale partire per impostare un lavoro più complessivo:
Criticità:
– i fondi attualmente a disposizione non consentono l’erogazione delle borse di studio a tutti coloro che ne hanno diritto (c’è una lista sempre più ampia di studenti che hanno diritto a riceverle, ma non ottengono nulla)
– i criteri per la distribuzione dei fondi ai vari atenei non sono sempre trasparenti e comprensibili
– la Regione si è sfilata dalla gestione dei fondi da parte dei singoli atenei non attuando, di fatto, alcuna forma di controllo e/o programmazione
Proposte:
– rendere più trasparenti e chiari i criteri di distribuzione delle risorse
– garantire i fondi agli studenti che ne hanno diritto o, per lo meno, evitare di illuderli ampliando i criteri di assegnazione delle borse per poi non avere risorse per erogarle
– agevolare gli studenti fuori sede sul fronte abitativo (spesa in parte compresa nei fondi erogati, ma senza visione complessiva)
– sostenere tutti gli studenti nella conciliazione studio-lavoro (anche in dialogo con l’università), fruizione culturale, trasporto pubblico, acquisto tecnologico
– rendere più solidi controlli e programmazione degli interventi
– favorire e sostenere forme di mutualità tra studenti all’interno dei singoli atenei
– creare forme di sostegno e aiuto agli studenti in collaborazione con altre realtà territoriali, pubbliche e private
Di tutto questo si parlerà con Umberto Ambrosoli il 4 febbraio prossimo. Vi aspetto.