Non si parla molto di scuola in questa campagna elettorale. Lo sottolineava anche Stefano Blanco in un editoriale sul dorso milanese del Corriere qualche giorno fa. Eppure qualcosa si muove. Il Pd milanese ha proposto sabato scorso un partecipato convegno presso la bella sede dei Frigoriferi Milanesi. Personalmente ho messo in programma vari incontri con rappresentanti della scuola. La fatica e lo scoramento di chi opera quotidianamente nelle scuole lombarde è palpabile, ma la passione per l’educazione e la voglia di contribuire al futuro di questa nostra societá, alla fine, riescono sempre a farsi largo. Una fatica, quella della scuola, che in alcuni casi diventa anche rabbia di fronte a vicende assurde come quella del concorso per dirigenti scolastici, ancora in attesa di una sentenza del Consiglio di Stato.
Qui di seguito una franca lettera aperta di un’insegnante che ha partecipato al concorso e alcune mie considerazioni.LETTERA APERTA AGLI ESPONENTI DELLA POLITICA ITALIANA: RIFLESSIONI SULLE INGIUSTIZIE CHE UN PAESE CIVILE NON PUO’ TOLLERARE OLTRE
Gentilissimi Governanti, tutti nessuno escluso. Voi che siete la voce e Voi che siete la nostra guida. Voi che adesso, a poco dalle nuove elezioni Politiche e Regionali, siete tutti impegnati in una solida campagna che sottolinei i valori fondanti del nostro Bel Paese e ne valorizzi le enormi risorse, specialmente umane. Voi che credete che lo sviluppo parta dal capitale sociale. Voi: ascoltate per un attimo una storia italiana che non è migliore né peggiore di molte altre, che non è più squallida o più modesta, che non è tragica e neppure comica. Ma che, come mille e mille altre storie simili, degrada, umilia, depriva, disorienta, incattivisce, avvilisce, tormenta… il cittadino tipo, quello che paga tutte le tasse, quello crede nei valori, quello che il capitale sociale ed umano l’ha costruito con gli anni a forza di sacrifici enormi e di molte rinunce, quello che insegna ogni giorno della sua vita a rispettare le regole e le leggi, a celebrare la propria Costituzione, a onorare la Bandiera e a credere nella Giustizia. In un Paese che invece, molto spesso, scende a compromessi e si accontenta delle mezze misure. Una storia silenziosa e dignitosa che sta ancora scrivendosi e i cui protagonisti sono esasperati ed estenuati. Io sono Amanda Ferrario, cittadina italiana. Ho 39 anni, sono una docente dello Stato italiano, orgogliosa e fiera di esserlo. Ho due lauree, una vita spesa per la cultura e per la scuola. Insegno per passione e per vocazione. Ho sostenuto nel 2011/2012 il concorso per Dirigenti scolastici bandito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’ho superato. I tempi dettati dell’Amministrazione competente, le Regole stabilite dal Bando, lo svolgimento regolare controllato da chi era preposto a farlo. Poco meno di 5000 docenti si sono presentati alle prove preselettive in data 12 ottobre 2011. Solo 996 di loro hanno passato la preselezione e hanno potuto accedere alle due prove scritte svoltesi il 14 e 15 dicembre del 2011. A seguito della correzione degli scritti 476 docenti hanno potuto sostenere la prova orale e, a fine giugno, il numero di coloro che sono risultati idonei era di 406. Io, Amanda Ferrario, sono una dei 406 docenti idonei al concorso per Dirigenti scolastici della regione Lombardia. Come altri 354 docenti mi aspettavo di poter avere il posto da Dirigente che mi spettava di diritto il 1 settembre 2012. Il bando prevedeva in Lombardia 355 posti messi a concorso. Ma… il 18 luglio il TAR Lombardia, a seguito di un ricorso, annulla, con una verificazione domestica, le prove scritte del concorso asserendo che le buste contenti i nomi dei candidati viste in controluce sono trasparenti e dunque, astrattamente, potrebbe essere violato il principio dell’anonimato. Risultato: tre Camere di Consiglio e un’udienza pubblica al Consiglio di Stato da Agosto ad oggi. Una vicenda che è ancora aperta e ha assunto i contorni kafkiani di un processo dai contorni sfumati, molto vicini alla caccia alle streghe. Vorrei sgombrare immediatamente il campo ad eventuale equivoci. Noi siamo 406 docenti che amano il loro Paese, che rispettano le loro leggi, che non mettono in discussione il principio di Giustizia e non vogliono scavalcare alcuna gerarchia. Nessuno di noi ha mai pensato di fare una guerra contro i ricorrenti, di ingaggiare una gara a chi urlava più forte, di montare una trita ed inutile polemica sterile sul “Bene e sul Male”. Sia chiarissimo. Chiunque, in un Paese civile, desideri vedere riconosciuto un proprio diritto o senta che un proprio diritto sia stato in qualche modo leso, ha tutto il sacrosanto diritto (scusatemi per il gioco di parole) di tentare di far luce sull’accaduto per vederlo riconoscere. Ciò non significa calpestare e ledere i diritto degli altri. Eppure noi oggi siamo fermi al palo. Ci siamo sentiti dire di tutto, in sedi ovviamente istituzionali. Cominciamo dal principio. Abbiamo cercato di incontrare coloro che hanno gestito “il buona andamento” della Pubblica Amministrazione. Nessuno di noi, quando è andato a fare le prove scritte si è portato la busta per il proprio nome da casa. Dunque abbiamo chiesto a chi avrebbe dovuto saperne di più. L’allora Direttore dell’Ufficio scolastico Regionale, dott. Colosio Giuseppe, è stato molto ostile nei nostri confronti e, all’indomani della sentenza del TAR Lombardia, a me personalmente, ma anche a un gruppo di una ventina di miei colleghi, ha esplicitamente detto che il fatto di non avere superato delle prove non significa affatto non essere buoni amministratori. Prova ne sia il folto numero di dirigenti a vario titolo, tutti di nomina politica, di cui disponeva il suo ufficio e che non avevano passato il concorso. E soprattutto di noi lui non conosceva nulla. Avevamo preso sì bei voti, ma scrivere bene non è garanzia di buoni risultati. Primo dubbio: lo Stato italiano mi dice per Bando cosa devo fare per diventare un Dirigente della Pubblica Amministrazione. Io lo faccio. Studio, molto e bene. Supero tutte le prove. Poi il suo Direttore mi dice che non funziona così. Che la politica decide molto meglio. Qualcosa non torna! Tentiamo allora di andare da qualcuno più alto in grado, gerarchicamente. Il nostro Ministro dell’Istruzione, dott. Francesco Profumo al quale abbiamo recapitato istituzionalmente e con tracciatura diverse lettere e appelli. Nessuna risposta. Ma le istituzioni non sono al servizio del cittadino? Ma il Ministro della Pubblica Istruzione non è il mio datore di lavoro? Non ho io il diritto, in quanto cittadino e docente, di relazionarmi con lui? Allora tentiamo altre carte… Quelle del passaparola… E riusciamo a farci ricevere due minuti ad una festa di paese del PD, tra le salamelle e i banchetti degli stemmini. E poi durante una conferenza sulla scuola. Sempre, ovviamente, mordi e fuggi, tra un impegno e l’altro. Per sentirci dire che si stava tentando una leggina… Una leggina? Per salvarci? Ma da cosa, di grazia, dovremmo essere salvati? Siamo vincitori di concorso!!! Non evasori fiscali che tentano una mediazione attraverso un porcellum qualsiasi, per citare nomi noti alla politica. E allora? Certo nel frattempo siamo stati costretti a costituirci, a difenderci in tribunale come ladri, a spendere soldi per un legale, a cercare di capire come fare per uscire da una situazione che non abbiamo creato. Ma fiduciosi nella Giustizia. Fiduciosi che la legge fosse davvero uguale per tutti. Fiduciosi che l’assurdità della situazione non potesse non essere vista. Eppure… Il direttore dell’Ufficio scolastico Regionale per la Lombardia, dott. Colosio Giuseppe, non ha pubblicato nei tempi previsti la nostra graduatoria di merito asserendo di non poterlo fare, ma di dover aspettare la decisione del TAR Lombardia. Falso. Avrebbe dovuto farlo e poi, eventualmente, integrare la graduatoria. Ci ha messi così nella spiacevole situazione di non poterci costituire nelle prime udienze. Qualcosa non ha funzionato nel procedimento. Ma non si parla di buon andamento della Pubblica Amministrazione? Perché nessuno apre un procedimento disciplinare? Cominciano le udienze… Il 20 novembre si tiene a Roma un’udienza pubblica alla quale io ho partecipato. Il problema verte tutto sulla trasparenza delle buste che, astrattamente, potrebbe ledere il principio costituzionale della violazione dell’anonimato. Ebbene mi aspettavo che qualcuno dei ricorrenti, per tutelare questo sacrosanto diritto avesse sporto querela di falso contro qualcuno dei membri delle commissioni d’esame. Mi aspettavo di capire se davvero ci fosse il dolo, se qualcuno le avesse guardate davvero in controluce queste benedette buste! E invece, in piena udienza pubblica, in Consiglio di Stato, l’avvocato dell’Avvocatura dello stato chiede agli avvocati dei ricorrenti: “Ma come mai nessuno dei 996 presenti agli scritti tra idonei e ricorrenti, per ben due giorni consecutivi, ha mai fatto rilevare o verbalizzare alla commissione il dubbio che le buste fossero trasparenti?”. E uno degli avvocati della difesa così risponde: “Perché nessuno di loro se ne è mai accorto. Me ne sono accorto io durante l’accesso agli atti”. L’elenco di coloro che avevano superato gli scritti è stato pubblicato in data 19 aprile 2012. L’accesso agli atti è cominciato a maggio. Nessuno di noi, né idonei né ricorrenti ha mai sollevato la questione perché semplicemente nessuno di noi se ne è mai accorto. Forse perché semplicemente le buste ad un uso normale, quello che noi ne abbiamo fatto, sono opache. E il dolo? Non c’è nessuna querela di falso… Il 20 di Novembre 2012, in quell’udienza al Consiglio di Stato, i giudici emanano un’ordinanza e non una sentenza di merito, come ci si aspettava. Si deve nominare un perito che possa verificare se ad un uso normale quelle buste sono trasparenti e, in caso lo fossero, attraverso quali strumenti possano diventarlo. Cioè è necessario dire che c’è stato il dolo affinché il nome del candidato possa essere stato letto. Cosa che lo stesso avvocato dei ricorrenti ha smentito nell’udienza stessa. Eppure accettiamo anche la nomina del verificatore. Fiduciosi. Si fissa un’altra udienza per il 15 gennaio con la perizia del verificatore nominato dal Consiglio di Stato. Ennesimo colpo di scena. Il verificatore si dimette. Complotto? No, certo, nulla di così incredibile. Semplicemente si nomina una persona che non ha la strumentazione adeguata per svolgere la perizia. E ora siamo qua. In attesa di una nuova nomina di un nuovo perito che entro marzo decida e stabilisca l’entità e la natura delle buste in condizioni di normale utilizzo. Quando tutti sappiamo che nessuno di noi, idoneo o ricorrente, ha mai sollevato la questione perché non se ne è mai accorto. E probabilmente non si è mai accorto perché nulla c’era da vedere. E mentre noi 406 vincitori aspettiamo dignitosi e silenti che si decida il nostro destino la situazione è la seguente: Astrattamente potrebbe essere stato violato il principio dell’anonimato garantito dalla Costituzione (potrebbe, voce del verbo potere, modo condizionale…) ma non esiste nessuna prova ed in Italia c’è (voce del verbo essere, modo indicativo) ancora la presunzione di innocenza fino a prova contraria. O vale solo per alcuni? Nessuno ha mai aperto un procedimento disciplinare per valutare cosa è successo in occasione della pubblicazione della graduatoria di merito. Chi era il responsabile? Perché non ha pubblicato nulla? Aspettava qualcosa o qualcuno? Il procedimento disciplinare deve essere semplicemente ispirato alla Costituzione, ricordate il “buon andamento”? O vale sempre e solo per alcuni? Intanto qualche ricorrente non idoneo, semplicemente docente, ma politicamente introdotto, riveste incarichi istituzionali all’interno dell’Amministrazione contro cui ricorre. Che ci sia, per caso, qualche conflitto di interesse? 406 idonei vincitori di concorso attendono da mesi, troppi, di vedere riconosciuto ciò che è loro. Di vedere che il lavoro di anni di studio e di preparazione siano riconosciuti e tutelati da quegli organi che dovrebbero tutelarli e riconoscerli. O anche il diritto e la legge hanno pesi e misure? In Lombardia ci sono 475 scuole senza un Dirigente scolastico. Eppure ci sono 406 idonei e 355 vincitori di concorso. Ciascuno è libero di vedersi riconoscere il proprio diritto: il mio e quello degli altri colleghi è quello del posto che ho guadagnato sul campo. E non per legge. Ma per Bando. E allora mi chiedo, in questo Paese assurdo dove chi urla più forte ha sempre ragione, cosa si aspetta a prendere una posizione forte e chiara? Quando decidiamo di cambiarlo davvero questo Paese? Quando Voi che siete la nostra voce imparerete ad ascoltare la nostra di voce? Siamo quelli che l’Italia la fanno funzionare ogni giorno. Siamo quelli che rispettano il codice della strada, che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo, siamo quelli che subiscono i tagli e fanno i sacrifici in nome di tutto il Popolo (la sovranità del nostro Paese) e dei nostri figli. Siamo quelli che credono ancora che la Verità e la giustizia siano davvero importanti. Siamo noi che sceglieremo chi di Voi ci rappresenterà domani. Siamo noi che aspettiamo di vedere che si smetta di parlare e si cominci a fare. Cosa si può fare, adesso, per uscire dal pantano?
18 Gennaio 2013 Busto Arsizio
Prof.ssa Amanda Ferrario
Riflessioni amare, ma precise, quelle della prof.ssa Ferrario. Mi permetto di sottolineare come sia necessario che arrivi presto una sentenza definitiva da parte del Consiglio di Stato, per far sì che all’inizio del prossimo anno scolastico si possa contare su una significativa immissione in ruolo di nuovi dirigenti in Lombardia. Dato ormai per scontato e auspicato il fatto che ormai i 475 reggenti concludano l’attuale anno scolastico, è necessario evitare che, perdurando la situazione attuale, le reggenze nel 2013/2014 possano addirittura raggiungere quota 700.
E poi, consentitemi un’ultima battuta: la scuola italiana non può essere totalmente in mano alla giustizia amministrativa, la facoltà di ricorrere al TAR è un diritto, ma non può diventare la regola per una pubblica amministrazione e un pubblico impiego che diventa elemento di grave ostacolo e spesso di paralisi.
Un caloroso augurio a tutti coloro che sono coinvolti nel concorso per dirigenti, in qualsiasi posizione essi siano, che possano vedere riconosciute le proprie ragioni. Non possiamo che attendere la senteza del Consiglio di Stato nella speranza che possa ristabilire il diritto che da troppi mesi è sospeso.
E anche la recente prova di pre-selezione del nuovo concorsone per docenti mi pare sia esposta a una lunga serie di ricorsi.
gentilissimo lettore, relativamente all’ultima battuta di Fabio Pizzul: ” la scuola italiana non può essere totalmente in mano alla giustizia amministrativa, la facoltà di ricorrere al TAR è un diritto, ma non può diventare la regola per una pubblica amministrazione e un pubblico impiego che diventa elemento di grave ostacolo e spesso di paralisi” mi permetto di affermare, con spirito collaborativo, che per rimuovere l’elemento di grave ostacolo e spesso di paraliasi sia sufficiente ed opportuno che si rispettino e si facciano rispettare le regole e che, come correttamente rilevato dalla prof.ssa Ferrario, si apra un procedimento disciplinare quando vengono disattese le norme che sono garanzia per tutti; la sola idea che astrattamente qualcuno potesse essere individuato prima della correzione del suo elaborato insinua in tutti il dubbio che ciò possa essere successo e mina la fiducia che è necessario che i cittadini abbiano nella pubblica amministrazione.
E’ evidente, per chi ha seguito la vicenda, come tutti, idonei e ricorrenti, siamo le vittime di qualcosa che non abbiamo voluto o causato.
Le motivazioni dei ricorrenti, non riportate per evidente necessità di sintesi, sono state molteplici e non ancora valutate dalla giustizia amministrativa perchè considerate assorbenti dalla trasparenza delle buste.
In sintesi i ricorrenti chiedevano nella variabilità dei ricorsi un trattamento equo sia durante le prove sia durante la correzione e la valutazione delle stesse.
Non c’era e non credo ci sia in alcuno acredine o lotta di un gruppo contro un altro; tralasciando eventuali ipotesi di reati penalmente rilevanti, tutti da provare, potrebbero esserci, considerati i tempi dedicati alla lettura, correzione e valutazione degli elaborati, idonei che siano diventati tali per superficialità da parte dei membri della commissione come potrebbero esserci d’altra parte dei ricorrenti che non avessero motivo per ricorrere.
mi chiedo;
Può essere attendibile una commissione che dichiara di leggere, correggere e valutare collegialmente delle prove tecnicamente non banali seguendo una griglia specifica senza alcuna interruzione impiegando 30 secondi a facciata?
Comprendo il disappunto di chi pensava di aver superato il concorso e mi sento loro umanamente molto vicino meno però comprendo chi difende una selezione di tale natura: il metodo del concorso non doveva forse servire a scegliere i più idonei e ciò è possibile impiegando trenta secondi a facciata?
È garanzia di correttezza decidere le griglie solo dopo aver fatto espletare le prove scritte?
Non è forse disparità di trattamento fornire indicazioni su come affrontare una traccia in qualche aula all’inizio della prova ed in altre in prossimità della consegna?
Siamo certi che due commissari abbiano fatto in sede di correzione delle scelte uguali o migliori di quelle che avrebbe fatto il collegio se fosse stato completo, così come richiesto dalla norma?
è garanzia di equità e correttezza di giudizio che un commissario abbia dato le dimissioni durante la correzione degli elaborati per i tempi capestro imposti?
…E così via con le altre considerazioni che hanno spinto i ricorrenti, umiliati come i bocciati di Barbiana, ad intraprendere, a proprie spese, la strada del ricorso.
Credo che la politica debba a questo punto, in assoluta trasparenza, scegliere con chiarezza una soluzione, nel rispetto della legge e della personalità morale di tutti i partecipanti, perchè la scuola lombarda non esca sconfitta insieme alla legalità, al buon andamento della pubblica amministrazione e alla essenza della democrazia.
con profonda amarezza, in quanto cittadino, ma pieno di fiducia
carlo soldano
uno dei 103 ricorrenti
Se la legittimità del concorso verrà riconosciuta con la sentenza definitiva del Consiglio di Stato prevista per il 22/3/2012, IL GIORNO DOPO gli idonei vincitori di concorso dovranno essere immessi in ruolo. solo così l’ingiustizia subita potrà essere riparata. Che assurdità è quella di rimandare ancora l’immissione in ruolo? Vogliamo perpetuare nell’ingiustizia per altri 3/6 mesi? Non c’è logica che sostenga questa ipotesi. e non si tiri inballo il tourover di docenti, di supplenze da organizzare etc etc. Esiste una gerarchia tra le cose giuste da fare e delle decisioni da prendere. E il primo atto di giustizia è di dare l’incarico ai vincitori di concorso. manfredo Tortoreto – vincitore del concorso per dirigenti scolastici