Giornata di mobilitazione nazionale per Rete Imprese, l’associazione che riunisce le piccole e medie imprese dei diversi settori del commercio, dei servizi e dell’artigianato.Tante le sollecitazioni alla politica da parte di un settore che ha sentito la crisi in modo drammatico e rappresenta il vero e proprio tessuto connettivo dell’economia italiana.
Mi pare importante che i piccoli si mettano assieme per far sentire la loro voce e per allontanare la tentazione della protesta fine a se stessa, che rischia di trasformarsi in rancore e risentimento. I rappresentanti di Rete Imprese non sono stati teneri con la politica, hanno chiesto impegni precisi a chi vuole candidarsi alla guida del Paese e della regione.
Prima di sintetizzare le sollecitazioni emerse nella giornata di oggi, mi pare però importante riproporre un passaggio del manifesto fondativo di Rete Imprese:
“Le imprese piccole e medie, l’impresa diffusa trovano nel mercato le ragioni più profonde del loro essere. Sono frutto di investimenti e di iniziativa privata, senza aiuti e sussidi, senza mercati protetti, senza monopoli e rendite di posizione. Sanno coniugare competizione ed efficienza insieme a prossimità e coesione sociale. Compongono un mondo che innova, produce ricchezza e occupazione, alimenta la connettività del tessuto sociale, accresce il patrimonio di saperi, di capacità, di operosità, di mestieri e di professionalità che appartiene alla storia del Paese. Esprimono valore sociale e sono insostituibile occasione di trasmissione e diffusione dei valori del lavoro, dell’inclusione, della solidarietà”.
Mi pare un bel modo per descrivere la funzione sociale delle PMI; in queste parole riecheggia anche una disponibilità a mettersi a servizio della crescita del Paese, senza scorciatoie individualistiche o furbi tentativi di massimizzare vantaggi privati.
Ma veniamo alle richieste, che presso la sede milanese dell’Unione del Commercio sono state affisse su vari tabelloni carichi di fogli vergati a mano dai piccoli imprenditori presenti:
– meno burocrazia
– una giustizia più efficiente e contenuta nel tempo
– la possibilità di un più agevole accesso al credito
– un calo della pressione fiscale
Queste, in estrema sintesi, le istanze di Rete Imprese che non chiede privilegi, ma la possibilità di non vedersi imporre regole e costi troppo pesanti.
Difficile dire che queste non siano richieste di buon senso. Eppure le PMI di Rete Imprese non si sentono sufficientemente ascoltate e rappresentate dalla politica.
Interpellato questa mattina nella sede milanese dell’Unione del Commercio, ho dichiarato quanto segue:
– è molto positivo che le PMI facciano sentire assieme la loro voce, andando oltre la frammentazione che troppo spesso negli ultimi anni ha caratterizzato la loro presenza e le loro rivendicazioni; la mobilitazione di oggi offre un ulteriore importante segnale riguardo la disponibilità delle PMI a fare la loro parte nella sfida di far ripartire il Paese
– bisogna agire con urgenza su diversi fronti per tentare di dare risposte alle PMI: l’accesso al credito, puntando sulla valorizzazione e il rifinanziamento dei Confidi, preziosi strumenti di garanzia per le PMI nei confronti delle banche; la possibilità di allentare il Patto di stabilità, perché la pubblica amministrazione non può essere la causa delle difficoltà di molte PMI; il rilancio di iniziative positive come i Distretti del commercio, che Regione Lombardia ha lanciato, ma non sufficientemente valorizzato e finanziato
– i piccoli esercizi commerciali sono un presidio importante per le nostre città e i nostri paesi, la loro presenza è un fattore di socialità e di relazioni diffuse sul territorio.
Mi rendo conto che, come sempre accade in occasione di queste manifestazioni, tutti i politici sono pronti a dare ragione a chi li interpella e protesta. Anch’io rischio di rientrare in questa regola, ma mi sembrava importante dare un segnale di ascolto e attenzione a chi ha scelto la strada di far sentire civilmente e unitariamente la propria voce.
Ovviamente oggi erano presenti esponenti di tutti i partiti e ovviamente la Lega si è subito dichiarata paladina dei piccoli. Francamente mi risulta difficile capire come possa essere ancora credibile in questo una forza che negli ultimi 15 anni ha sostenuto in Regione Lombardia una politica di diffusione incontrollata e non programmata di grandi poli commerciali che hanno letteralmente colonizzato il territorio.
Nulla contro la grande distribuzione, ci mancherebbe, ma affidare lo sviluppo commerciale del territorio a una proliferazione incontrollata di enormi spazi di vendita rischia davvero di creare scompensi e impoverire il tessuto socio-economico.
Il grido di dolore delle PMI
28 Gennaio 2013 di fabio pizzul
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