Ultime ore prima della Direzione nazionale che approverà le liste PD per le elezioni nazionali del 24 e 25 febbraio.
Giunge a conclusione un percorso tortuoso che ha trovato lo snodo più delicato nella necessità di porre rimedio ai guasti del Porcellum.
La mancata modifica della legge elettorale che prevede i listini bloccati ha indotto giustamente il PD a puntare sulle primarie per la scelta di chi inserire nelle liste.Il PD nazionale ha fin da subito annunciato che si sarebbe riservato una quota del 10/15% di candidati da inserire nelle liste delle varie circoscrizioni, ma questa scelta sta creando non pochi malumori in chi, da candidato o elettore, ha dedicato buona parte del periodo natalizio alle primarie. Il rischio è quello di vedersi scavalcati da logiche legate agli equilibri di partito più che alla volontà espressa dagli elettori delle primarie. Mi auguro che i dirigenti del PD trovino il giusto mix per proporre liste all’altezza della delicata sfida elettorale che ci attende.
Non è facile trovare un buon equilibrio. Ambizioni personali si scontrano con corretti ragionamenti di rappresentanza e di coinvolgimento di personaggi di prestigio che difficilmente avrebbero potuto passare dalla prova delle primarie.
Una cosa è certa: pur di fronte a molte difficoltà, solo PD e SEL hanno avuto il coraggio di affidare ai propri elettori la scelta dei candidati.
Mi pare una differenza non da poco, ma non basta.
E’ ora importante ribadire come la candidatura al Parlamento non possa essere letta come una conquista personale o come il coronamento di un percorso solitario. Diventare parlamentari significa assumersi la responsabilità di rappresentare tutto il partito e il territorio da cui si proviene: per restituire credibilità a un parlamento molto provato e per molti versi screditato, abbiamo bisogno di deputati e senatori che prendano sul serio il loro ruolo di eletti, cioè di scelti dagli elettori per portare a Roma istanze, necessità e proposte che nascano davvero dal basso.
La sciagurata attuale legge elettorale induce a una fedeltà ai quadri del partito piuttosto che agli elettori. Il PD con le primarie ha deciso di scardinare questo meccanismo perverso, ma tocca ora a chi corre per entrare in parlamento dimostrare di essere disposto a giocarsi fino in fondo nel rapporto con elettori e realtà vive del proprio territorio.
Il primo obiettivo della prossima legislatura deve essere quello di restituire credibilità e prestigio al Parlamento, attraverso le tanto invocate riforme istituzionali e attraverso una rinnovata attenzione alle tante Italie che da Roma spesso si fatica a scorgere e valorizzare.
Le scelte sulle liste creeranno inevitabili malumori, ma non dobbiamo perdere di vista l’unico obiettivo che vale davvero la pena perseguire: un’Italia giusta, capace di uscire dalle secche della crisi e di costruire un futuro di speranza per i suoi cittadini. Un’impresa ardua in cui non servono uomini della provvidenza o taumaturghi, ma serve l’impegno e la responsabilità di tutti, secondo uno stile di servizio che deve caratterizzare in primo luogo coloro che saranno chiamati a rappresentare i cittadini elettori in un Parlamento che da troppi anni sembra essersi trasformato nello specchio sporco del Paese più essere il luogo in cui fare sintesi delle forze migliori dell’Italia.
Auguri a tutti i candidati, perché il percorso e la sfida che li attendono non sono certo facili.